Atlanta 1917-2017

La parola d’ordine della Rotary International Convention 2017 è stata, fin dall’inizio, “Celebration” e anche gli eventi apparentemente popular, preparati dal Comitato Organizzatore non hanno trascurato l’idea della celebrazione: Blue Jeans & Bluegrass Opening Night Celebration, Centennial Celebration Block Party e altre occasioni per stare insieme in allegria senza troppe formalità.

Si, una grande festa! 100 anni non sono pochi e debbono essere adeguatamente ricordati. La “nostra” Fondazione, malgrado l’età, è un’organizzazione moderna e al passo con i tempi. Tutto è cominciato nel 1917 ad Atlanta, durante il congresso del Rotary, quando il Presidente Arch Klumph propose l’istituzione di un fondo di dotazione allo scopo di “fare del bene nel mondo”. E ad Atlanta siamo tornati per festeggiare 100 anni di successi e dare avvio a un nuovo secolo di servizio all’umanità.

Gli inizi non sono stati facili: prima donazione 26,5 dollari USA!

La crisi mondiale del 1929, la Grande Depressione e la Seconda Guerra Mondiale non consentirono un decollo adeguato.

Forse l’idea della filantropia non era un concetto ancora ben saldo e anche il semplice fondo di dotazione non aveva appeal presso i rotariani. Anche la conoscenza al di fuori degli Stati Uniti era ostacolata dalla difficoltà delle comunicazioni, certamente non veloci come quelle attuali.

Ci sono voluti tredici anni per erogare la prima sovvenzione di 500 dollari alla International Society for Crippled Children.

Nel frattempo era stata formalmente costituita la Fondazione Rotary.

Nel 1947, anno della morte del nostro fondatore Paul Harris, le casse della Fondazione cominciarono ad essere alimentate in maniera costante, tanto da poter guardare al futuro strutturando nuovi programmi.

Nello stesso anno nacquero le Borse di studio degli Ambasciatori che, nel tempo, hanno consentito a 41.700 giovani di 130 nazioni di studiare in un paese diverso dal proprio, esportando gli ideali del Rotary, facendo conoscere il proprio paese e acquisendo conoscenze e culture diverse dalla propria, elementi base per arrivare alla comprensione internazionale. Per anni il Rotary è stato l’ente privato che ha concesso annualmente il maggior numero di borse di studio senza ricevere contributi pubblici. Gli anni successivi hanno visto la nascita di tanti altri programmi, a carattere educativo e umanitario, che hanno coinvolto migliaia di giovani e consentito l’erogazione di migliaia di sovvenzioni per migliorare le condizioni di vita di comunità bisognose.

Qualche numero a supporto di queste affermazioni mi sembra necessario:

15.400 squadre di giovani professionisti hanno partecipato al programma GSE – Scambio Gruppi di Studio; 200 paesi hanno potuto beneficiare di 37.500 progetti finanziati attraverso sovvenzioni paritarie. 78 paesi hanno potuto beneficiare di provvidenze per progetti d’importo elevato, erogate tramite il programma 3H – Health, Hunger, Humanity.

A queste si aggiungono poi le sovvenzioni distrettuali semplificate, quelle per finanziare docenti universitari, e altre a sostegno dei servizi di volontariato.

Il sistema continuava a svilupparsi, le richieste aumentavano.

La crescita imponeva, però, un’attenta riflessione: senza adeguati provvedimenti si correva il rischio che il sistema, ormai saturo, implodesse, rimanendo vittima del proprio successo. E qualche scricchiolio organizzativo cominciava a sentirsi. Bisognava ammodernarsi: un sistema fatto di numerosi (troppi) programmi, ognuno con le sue regole e con le proprie necessità burocratiche, non era più attuale. Bisognava essere snelli, pur con regole precise, dando più autonomie ai distretti, con conseguenti maggiori responsabilità.

È nato quindi un nuovo modello organizzativo, entrato a regime nel luglio 2013, dopo una “fase pilota” durata tre anni che ha coinvolto cento Distretti in tutto il mondo. Con due soli tipi di sovvenzioni, il nuovo sistema consente di fare tutto ciò che prima si poteva fare applicando a numerosi programmi.

Ma prima di affrontare una modifica così impegnativa bisognava delimitare un percorso per correre tutti nella stessa direzione. È stata quindi ridefinita la mission della Fondazione che, nella prima parte, ripropone il quarto punto dello scopo del Rotary e indica gli strumenti per raggiungere l’obiettivo: “Consentire ai rotariani nel mondo di promuovere la comprensione, la buona volontà e la pace attraverso il miglioramento della salute, il sostegno dell‘educazione e la lotta contro la povertà.” Un incipit che sottolinea l’importante ruolo dei rotariani!

È stato poi affermato il motto “Fare del bene nel mondo” che richiama lo scopo iniziale pensato da Arch Klumpf.

Un ulteriore pilastro del nuovo modello è costituito dalle sei aree di intervento.

L’esperienza del passato insegna che è improduttivo disperdere le nostre energie in troppi settori e in progetti d’importo modesto. Per incidere in maniera più efficace sulle comunità beneficiarie è stato quindi elevato l’importo minimo dei nostri interventi assistiti da Global Grant e sono state individuate sei aree d’intervento. Un’accurata valutazione dei bisogni consente di individuare, le occorrenze primarie da soddisfare.

Per accedere alle sovvenzioni globali, i progetti debbono soddisfare bisogni connessi a:

  • Pace e prevenzione/risoluzione conflitti
  • Prevenzione e cura delle malattie
  • Acqua e strutture igienico-sanitarie
  • Salute materna e infantile
  • Alfabetizzazione e educazione di base
  • Sviluppo economico e comunitario

Attraverso le “area of focus”, sostanzialmente in linea con quelli che erano i “Millenium Development Goals 2015” delle Nazioni Unite, si possono soddisfare le esigenze più pressanti delle comunità bisognose.

Le prime cinque aree sono propedeutiche allo sviluppo economico e comunitario. Senza acqua, senza salute e senza un minimo di educazione scolastica, le comunità non possono crescere. E senza un minimo di benessere, non si può raggiungere la pace.

Per interventi di minor importo, in settori non compresi nelle sei aree, si può fare ricorso ai District Grants, che consentono di agire in maniera molto snella sia a favore della comunità locale, sia a livello internazionale.

Il nuovo modello ha registrato una partecipazione entusiasta. Nei primi tre anni di vita, oltre il 90% dei distretti del mondo ha richiesto Sovvenzioni Distrettuali e sono state erogate oltre 3100 sovvenzioni Globali per un valore di 197 milioni di dollari.

Rispetto al primo anno di attività il numero delle sovvenzioni mondiali richieste è aumentato del 35%. Importi + 45%

Il valore nominale dei progetti finanziati non considera però il lavoro dei rotariani, che mettono a disposizione le loro professionalità e il loro tempo. Valore aggiunto inestimabile e indispensabile!

Le sovvenzioni maggiormente richieste riguardano la salute e l’acqua.

Le tipologie d’intervento coprono in modo prevalente i progetti umanitari. Minore l’interesse per le borse di studio e per i Gruppi di Formazione Professionale (VTT). Due opportunità di servizio che meriterebbero maggiore attenzione.

Fra le perle della Fondazione, non possiamo trascurare le Borse di Studio per la pace che, in un decennio, hanno consentito a un migliaio di giovani di 120 paesi di conseguire titoli di studio che aprono la strada a carriere nell’ambito dell’edificazione della pace. Corsi biennali per il conseguimento di un diploma di master si tengono nei “Centri per la pace del Rotary” istituiti presso alcuni dei più prestigiosi atenei internazionali: Duke University of North Carolina (USA), International Christian University (Giappone), University of Bradford (Inghilterra), University of Queensland (Australia) e Uppsala University (Svezia).

Un certificato di sviluppo professionale è invece offerto dall’Università Chulalongkorn – Bangkok con un corso di tre mesi.

Molti borsisti hanno trovato impiego presso governi e amministrazioni nazionali, ONG, Nazioni Unite, Banca Mondiale e altre organizzazioni internazionali.

Per una gestione allineata ai tempi, una grande organizzazione non può pensare di andare a ruota libera. Bisogna puntare ad un traguardo, dosando le forze in materia razionale.

Partendo dalle previsioni del piano strategico del Rotary, la Fondazione ha individuato, per il triennio 2015/18, quattro priorità, con al primo posto l’eradicazione della polio, “ora e per sempre”. Riguardano poi: il coinvolgimento attivo dei rotariani e il miglioramento della loro conoscenza della Fondazione Rotary, una migliore qualità dell’azione umanitaria attraverso le sovvenzioni per aumentarne l’impatto; migliorare la consapevolezza e dare ampia pubblicità ai successi ottenuti dalla Fondazione nei suoi 100 anni di attività, con particolare riguardo a PolioPlus.

Effettivamente non siamo mai stati così vicini al traguardo di un mondo libero dalla polio e tutti devono saperlo, anche noi rotariani che, pronti a dare il nostro supporto, molto spesso non abbiamo la curiosità di andare a vedere come stanno andando le cose.

Quest’anno, fino al 25 aprile, nei tre paesi endemici (Afghanistan, Pakistan, Nigeria) sono stati rilevati 5 casi contro i 37 dell’intero 2016 (359 nel 2014). Nessun caso in paesi non endemici. Ai non curiosi segnalo che tutte queste notizie sono facilmente accessibili nel sito ufficiale dedicato alla polio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

A margine mi piace far rilevare che nell’intero continente africano, a parte la Nigeria, non si rilevano infezioni dall’agosto 2014. Con questi dati mi vien proprio voglia di gridare al mondo intero che questa volta siamo veramente “this close to ending polio”.

All’inizio di questa avventura, la più grande operazione in campo sanitario messa in piedi da una organizzazione privata, ci trovavamo di fronte ad uno scenario tragico. Oltre 120 paesi endemici in cui si contavano 350.000 casi l’anno: mille al giorno! Il nostro obiettivo era, ed è, la certificazione, da parte delle autorità sanitarie, di un mondo libero dalla polio. Da allora sono stati vaccinati 2,5 miliardi di bambini.  I numeri parlano chiaro: sono stati fatti passi da gigante, ma non si potrà gridare vittoria fino a quando non sarà stato vaccinato l’ultimo bambino. Bisogna raggiungerlo ovunque sia, vincendo diffidenza, pregiudizi, gli ostacoli della politica, le guerre. E la diplomazia rotariana è all’opera!

E i risultati di tanto lavoro vengono riconosciuti: il Premio Edison per le innovazioni introdotte con il nuovo modello di sovvenzioni, il massimo rating (quattro stelle) attribuito da Charity Navigator, il terzo posto fra le dieci organizzazioni che hanno cambiato il mondo e l’award di “Outstanding Foundation 2016” conferito dalla Association of Fundraising Professionals.

Da questa carrellata penso si possa dedurre che la “nostra” Fondazione è tutt’altro che una stanca centenaria, ma un’organizzazione moderna, al passo dei tempi, pronta per un altro secolo di successi. I rotariani con la loro passione e con l’aiuto della Fondazione sono in grado di costruire un mondo migliore in cui i popoli possono condurre una vita dignitosa, in buona salute e in pacifica convivenza.

 

Silvio Piccioni
Coordinatore Regionale Fondazione Rotary
Zone 12 e 13B