Care amiche e cari amici,
potrà sembrare banale ma nel riflettere sul tema del mese mi è ritornata alla mente una scritta che da giovane studente liceale, nel corso di una visita scolastica, ho letto sul portale d’ingresso del Vittoriale: «…io ho quel che ho donato».
A distanza di più di quarant’anni, con alle spalle varie esperienze di vita e lavorative, mi ritrovo a dare a questa iscrizione un significato differente. Sicuramente frutto di una mia tardiva riflessione, ma mentre in gioventù l’avevo percepita come invito al donare perché il bene che fai ti torna sempre indietro oggi mi ritrovo a declinarla in modo diverso.
Noi in realtà siamo ciò che diamo, esistiamo se riusciamo a donare, a concedere, a offrire, a regalare. Noi siamo il frutto del nostro lavoro, di ciò che siamo riusciti a creare. Noi siamo ciò che riusciamo a dare agli altri, così semplicemente, senza interessi, senza ricompensa, senza risarcimento, senza chiedere nulla in cambio, senza aspettare nulla dagli altri. Dare con libertà, con dignità, con coraggio, con serenità, con gioia. Cercare di dare il meglio di sé, dare il proprio io al prossimo, ai tuoi familiari, ai tuoi amici, al tuo partner, ai tuoi figli, ai tuoi nipotini, ai tuoi colleghi, ai tuoi dipendenti, ai tuoi superiori. Dare non è solamente un atto di generosità, di bontà, di altruismo, ma è soprattutto un gesto dal profondo significato educativo e formativo, un’azione di grande valore etico e morale, una “lezione” di civiltà e d’amore.
Chi dona insegna, e chi insegna deve saper donare se stesso agli altri. Si è bravi insegnanti solo se si è capaci di donare. Ma per dare bisogna “essere”, perché non può donare chi non ha, ma, soprattutto, chi non è!
Se non hai qualcosa dentro, come puoi dare agli altri?
Ognuno di noi nella propria vita e nelle proprie relazioni dona “a piene mani”, ogni giorno, un po’ del suo tempo, del suo sapere, delle sue conoscenze, della sua vita.
Ed in questo io identifico i miei amici rotariani, quelle persone che riconoscono nel “donare” il verbo migliore!
Nelle iscrizioni dei templi, delle chiese, degli ospedali troviamo spesso incisi “ad imperitura memoria” i nomi dei benefattori, di coloro che hanno fatto del bene agli altri, porgendogli aiuto materiale o morale. E sono tanti gli amici rotariani che meritano questa “iscrizione”, ognuno di noi nel proprio intimo sa di essere un “benefattore”, perché un rotariano sa dare al prossimo.
Riflettendo su questo mi stavo domandando: abbiamo davvero bisogno di un mese nel calendario rotariano dedicato alla Fondazione Rotary?
La Fondazione è parte integrante della vita dei Rotariani, quindi è come avere una giornata dedicata alla respirazione.
Da più di 100 anni la Fondazione Rotary ha sostenuto e continua a sostenere gli sforzi dei rotariani a fare il bene nel mondo concentrando l’attenzione su sei aree: la prevenzione e la cura delle malattie, la pace e la prevenzione/risoluzione dei conflitti, l’acqua e la sanità, la salute materna e infantile, l’istruzione e l’alfabetizzazione di base e lo sviluppo economico e comunitario.
La storia delle Fondazione, iniziata con Archibald C. Klumph, è la storia di ciascuno di noi, di ogni rotariano che ha investito tempo, denaro e professionalità in uno dei tanti progetti della Fondazione e della nostra comunità.
È la storia di tutte le persone le cui vite sono migliorate grazie a tali progetti.
È la storia del fare del bene nel mondo, e questa storia è appena iniziata. Non possiamo pensare di interromperla!
Una stretta di mano e viva il Rotary!
Massimo