Sono trascorsi i primi cento giorni dell’anno rotariano e desidero soffermarmi con alcune riflessioni, sui temi del mandato, sull’operatività dei Club, sulle relazioni tra persone e progetti, sulle sensazioni che accompagnano il nostro percorso. Ogni anno, alcuni impegni si rinnovano, altri cedono il passo al nuovo, stimolando il Rotary a muoversi nel flusso delle sollecitazioni del tempo che passa e della società che muta. Si susseguono i governatori alla guida del Distretto, si avvicendano i presidenti nei club, e pure tra le altre cariche rotariane si svolge la medesima rotazione. Ogni anno cambiano le persone che assumendo l’incarico si rendono disponibili a indicare la via da percorrere, nella più immediata e forse più efficace definizione di leadership. Quindi pure i primi cento giorni si possono contare come tali, per ogni mandato, ogni anno: un terzo del tempo rotariano è fatto di questo. Vista in questi termini, la dinamica fa riflettere. Ciascuno di noi è chiamato nel Rotary in virtù del proprio profilo professionale e ha facoltà di esprimere anche nell’associazione quelle caratteristiche della propria professionalità che in qualche misura lo rendono unico. Diciamo che è così, o che almeno così dovrebbe essere. Nell’esercizio del mandato, ogni Governatore esprime un po’ se stesso, come fanno i presidenti, i segretari… E tutti gli altri. Il Rotary è quindi una straordinaria concentrazione di espressioni di personalità che spesso non fanno in tempo a manifestarsi che è già tempo di cambiare. È fondamentale, quindi, che in questa rapida successione di espressioni si tengano presenti almeno due cose fondamentali: che il valore del tempo a nostra disposizione è inversamente proporzionale alla sua durata; e che il cambiamento, inteso come adattamento al mutare della società, è il vero punto di forza del ruolo sociale del Rotary. Come soggetto capace di adattarsi all’ambiente in cui opera, il Rotary può esprimere grazie al cambiamento la propria efficienza: si tratta, quindi, di fare in modo che tra le persone si diffonda il senso della responsabilità individuale, alla cui assunzione siamo chiamati proprio in stretta relazione alla nostra individuale volontà di incidere. Professionalità significa anche questo, responsabilità e volontà di incidere. E somma delle individualità, per noi, significa Rotary, non nome proprio di associazione, ma nome collettivo. Credo fermamente che più di ogni altro, sia compito del Governatore fissare tutto ciò nelle menti e nei comportamenti, perché siano le persone a fare la differenza. Qualunque sia il tema operativo del mandato, qualunque sia il progetto, a qualsiasi livello di relazione tra singoli e tra gruppi, tra rotariani e Rotary Club. Nella pianificazione delle nostre iniziative dobbiamo fare in modo che la somma dei cambiamenti continui non comprometta la capacità del sistema rotariano di incidere sui temi più scottanti del nostro tempo. Perché se sui fronti dell’impegno condiviso, il tempo rafforza il servizio, il continuo cambiamento dei leader, soprattutto nella nostra dimensione comunitaria locale, rischia di frammentare la forza di penetrazione delle nostre iniziative. Conta quindi l’affermarsi di modelli di gestione permeati del contesto, conta la consistenza progettuale, conta la credibilità di un interlocutore riconoscibile per la società che ha bisogno: anche per questo, il lavoro del Rotary dovrà focalizzarsi sull’espressione della sua leadership, perché le persone, nel Rotary, possano convertire la loro rispettiva capacità di incidere nello sviluppo economico del contesto in cui vivono, in sviluppo comunitario, frutto dell’impegno di tutti: di chi dà nella pienezza di un incarico; di chi avendo dato, crede di aver maturato solo diritti e di non avere più doveri; di chi sarà chiamato a dare.