“A me non era mai piaciuta la montagna, ma questo week end mi ha fatto cambiare idea!” è la splendida e spontanea chiosa di Chiara durante il viaggio di ritorno.
Il commento un po’ ermetico dalla ragazza entusiasta, sorridente, da oggi più sicura di se stessa e che per me è diventata un altro “figlio adottivo” da aggiungere alla decina che ho già a distanza tramite i camp estivi, chiude in modo perfetto i tre giorni del #Ryght2017 .
Come per i capolavori di Ungaretti però servono delle note, c’è molto dietro quella frase di poche parole. Cosa l’ha portata a questo pensiero? I motivi sono quelli per cui questi progetti devono essere in primo piano per i club e di primaria importanza per noi rotariani, oltre ad essere uno sprone per il futuro di tutta la comunità.
Un week end di crescita personale, aggregazione, giochi, arrampicate, camminate, lezioni, giochi di squadra, turismo, convivenza, sport, panorami mozzafiato, fatica, piccole e grandi soddisfazioni, tolleranza, collaborazione… che difficilmente si possono descrivere in breve. Lei l’ha fatto!
Si parte venerdì pomeriggio, appena finita la scuola. Giusto il tempo di posare lo zaino scolastico per prendere quello da montagna. Ci si trova in tre diversi punti di raccolta per poi incolonnarci tutti sulla strada per Morbegno e da lì salire verso la Val di Mello.
Il paradiso potrebbe avere l’aspetto di quello che ci sta attendendo.
Il viaggio in macchina e la mezz’ora di cammino servono per conoscersi e iniziare a creare un legame tra noi partecipanti. Poi si arriva in rifugio. Ai piedi della “Luna Nascente” la parete granitica che domina la valle, ancora una volta, la magia dei programmi giovanili del Rotary si realizza.
I 17 ragazzi, che non si conoscono, creano legami, amicizie e spirito di squadra. Apprendono la necessità di avere fiducia nel gruppo e il bello di fare la propria parte per il gruppo. Una magia necessaria per diventare persone migliori di quello che erano già prima di partire.
Il sabato si svolge in allegria e sudore. Al mattino presto, anche per noi accompagnatori, che partecipiamo attivamente al programma, un corso di nodi da cui per tutti dipenderà veramente la nostra vita. A seguire la prova più forte del week end, l’arrampicata libera in parete che ci impegna per quasi tutto il giorno.
Si tratta di salire su una parete di granito con la sola forza di piedi e mani.
“ma io non ce la faccio.”
“ma siete matti? io quella roba li non riuscirò mai…!”
“io non ci provo nemmeno…”
“non ci credo, è impossibile…”
“ma a cosa mi attacco?” (quest’ultima è mia)
Tanti sono stati i commenti di questo tipo prima di scoprirci tutti degli Spiderman. A 16-18 anni si ha la forza di conquistare il mondo, ma non ancora l’esperienza per farlo e il #ryght2017 serve proprio a questo. Serve a indirizzare quella forza giovanile nella direzione corretta, per un futuro migliore… per un mondo migliore.
Con gli insegnamenti delle guide tutti, con più o meno fatica, sono riusciti a fare qualche cosa. I ragazzi si sono aiutati tra loro, si sono presi in giro e consigliati. Hanno applaudito i successi, ma soprattutto tutti hanno fatto scendere tutti!
Si perché in questo sport, come in pochi altri, nulla conta più della fiducia e della collaborazione del compagno a terra che ci tiene la corda di sicurezza e di discesa.
Si sale con le proprie forze attaccandosi alle piccole rugosità della roccia, confidando nell’aderenza tra scarpe e parete, ma la discesa è tutta un’altra storia. E’ regolata esclusivamente dal compagno a terra che ci assiste. E’ lui che regge la corda che ci siamo annodati all’imbragatura e di conseguenza alla nostra sopravvivenza. E’ lui che ci sorregge nel vuoto a 30 metri da terra, mentre ci abbandoniamo inermi alla forza di gravità. La corda è anche di sicurezza, il compagno la raccoglie continuamente e la tiene con forza per tutta l’ascesa. In caso di scivolata permette di non farci precipitare. Dobbiamo riporre la nostra massima fiducia in lui e nel nostro nodo perché gli stiamo affidando il nostro bene più prezioso.
C’è chi ha avuto paura, chi ha pianto e urlato. Chi si è rifiutato di salire, ma alla fine, anche se non tutti sono arrivati in cima, tutti sono stati vincitori. In questi frangenti si è formato un vero team che si è saldato immediatamente. Tutti abbiamo sofferto per le paure di Gaia, abbiamo tremato e sperato per lei, ma proprio per le sue paure, è lei quella che forse ha capito meglio di tutti l’importanza della fiducia nel team. Tutti hanno festeggiato Chiara che ha esordito con “Non ce la posso fare” ma è stata una dei migliori arrampicatori di oggi, o della riccissima Sara che con le stesse premesse e qualche sforzo in più è arrivata in cima pure lei. Un applauso spontaneo anche per Marta che a metà salita si era bloccata terrorizzata. E’ stata tranquillizzata, incoraggiata, aiutata a continuare e ad arrivare in cima con l’aiuto della guida… e ce l’ha fatta, anche lei dando piena fiducia a chi l’ha accompagnata, sorretta e ha tifato per lei.
La sfida “Pino la guida” contro Alberto, il nostro climber migliore di giornata. 10 minuti di puro spettacolo, a tratti comico, a tratti serio, per quelli che in realtà sono stati pochissimi secondi di sfida, ma tutti a tifare per il nostro Albi a scherzare e giocare come un team affiatato da anni di esperienze condivise.
… Magia…
… Magia che continua con la gara di nodi a occhi bendati, dove si è replicato il nodo salvavita che ha riportato tutti a terra… Magia a cena… Magia fino a mezzanotte e oltre… Magia domenica mattina. Gruppetti che si alzano presto per vedere l’alba e i colori unici del fiume e di queste montagne. Gruppetti che poltriscono a letto fino all’ultimo minuto disponibile, ma tutti puntuali per colazione e per il programma dell’ultimo giorno di fatica, ma cosa più importante: tutti uniti!
Un guado a piedi nudi nell’acqua, quando alle 07:00 c’erano 4°, un salto nel vuoto legati a un cavo d’acciaio inclinato con una carrucola per 60 metri di strada nel cielo sopra il fiume e le piante, 15 metri di “ponte tibetano” a tempo e infine un’oretta di trekking nel bosco, lungo il fiume, per arrivare alle macchine e salutarsi, dimenticandosi che c’era una gara tra quattro squadre e di cui nessuno si sta facendo un reale cruccio per la classifica.
Chiara, Alice, Francesco, Clara, Sofia, Gaia, Sarah, Andrea, Flavia, Sara, Alberto, Marta, Giacomo, Paola e Giuseppe sono nomi scolpiti in un angolo di ciascun cuore, l’angolo dei ricordi belli, di ogni partecipante al #ryght2017 che si conclude con una lunga scia di sentimenti, che non si possono descrivere, ma solamente vivere.
Andrea Brianza
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