RC Saronno & Lomazzo dei laghi
La Cena al buio è immergersi in una realtà ovattata dall’assenza di luce ma non è comprendere la vita di un non vedente. È l’occasione per riscoprire i propri sensi e adattarsi a nuove prospettive.
Il semplice esercizio di cenare, senza il senso su cui facciamo maggior affidamento, è il contorno ad una serie di esperienze: prendere le misure al proprio corpo e al mondo che ci circonda. Nell’assoluto silenzio richiesto per qualche tempo dagli organizzatori… dopo qualche secondo di disorientamento si fa caso all’orologio del locale che fa tic tac e si capisce anche dove stia di posto. Si sente respirare la vicina, notiamo rumori di sottofondo cui non avremmo mai fatto caso in situazioni normali. Confesso che non ho idea se l’esercizio sia durato 5 secondi o un minuto.
All’arrivo dei piatti si presta più attenzione ai profumi, ai sapori e alla coordinazione necessaria per gestire schemi motori noti, ma che inizialmente sono divenuti complicati.
Suoni e voci arrivano distorti dal buio e reagiamo usando un tono di voce più alto, che disorienta e quasi infastidisce.
Il rapporto con i vicini di posto nel tempo diventa più intimo, ma anche più naturale e semplice.
Il tutto è condito da canti e un’allegria generale magicamente gestita dai ragazzi non vedenti in sala, che hanno reso facile superare per qualche ora la privazione della vista.
Al ritorno della luce in sala ci sembra di perdere alcune sensazioni divenute “normali” in queste tre ore di buio totale.
Ma non è finita! Ora impariamo a comprendere alcune cose sui caratteri braille, su come scriverlo a rovescio rispetto la lettura, bucando un foglio da destra a sinistra usando un regolo, un punteruolo e una basetta sagomata. Capiamo che non è una cosa assurda, sono caratteri, paragonabili ad un font di word.
Insomma, è sì una cena, ma se la si affronta come esperienza, osservandoci, capendo quello che facciamo e ragionando su quello che ci succede è un momento di comprensione di una realtà diversa dal solito ma, soprattutto, è un momento per conoscere sé stessi, superare dei limiti e delle paure capendo il nostro corpo e le nostre sensazioni.
È con questi risultati che mercoledì 17 novembre il Rotary di Saronno e di Lomazzo dei laghi si sono trovati nel locale completamente oscurato del Circolino di Saronno.
I ragazzi non vedenti della squadra di baseball dei Patrini di Malnate, capitanati da Giuseppe Rosafio, hanno fatto gli onori di casa e tra un’esperienza e l’altra ci hanno raccontato dei loro successi sul diamante e delle regole base del loro gioco in cui eccellono a livello nazionale.
Per finire abbiamo raccolto alcune loro esperienze personali e ci fanno notare la grandissima differenza tra loro, diventati ciechi e chi è nato senza vista. Qual è questa differenza? Il ricordo dei colori e di qualche viso che per loro non è mai invecchiato.
Andrea Brianza