Ancora tu…
Soltanto pochi mesi fa, all’inizio del 2022, nutrivamo tutti la fondata speranza di poter eradicare questa piaga, che un tempo era responsabile di milioni di morti e di drammatiche paralisi: i casi registrati nei 2 paesi endemici – Afghanistan e Pakistan – erano solo 5.
Uno sgradito ritorno:
- A novembre 2021, in Malawi, una bambina di 3 anni è rimasta paralizzata dal Poliovirus selvaggio (WPV1 – la cui diagnosi è stata confermata nel 2022), importato probabilmente dal Pakistan: la prima infezione da WPV1 in Africa da 5 anni a questa parte.
- In Mozambico sono stati segnalati 6 casi di paralisi da WPV1.
Per i 2 Paesi endemici, il Pakistan ha riportato ben 17 casi e l’Afghanistan 1.
Ma non è finita qui..
Campioni ambientali sulle acque reflue, che sono indicatori molto sensibili della circolazione virale, sono risultati positivi sia a Gerusalemme, a Londra e a New York.
- A marzo la polio è ricomparsa in Israele, dove non si vedeva dal 1988: un bambino di 3 anni, non vaccinato, è rimasto paralizzato e altri 6 bambini sono risultati infetti, ma asintomatici.
- A giugno nel Regno Unito, dove l’ultimo caso di polio risale al 1984, sono state scoperte tracce del virus in diversi campioni d’acqua prelevati dalle fognature di Londra: al momento, non sono stati evidenziati nuovi contagi, ma questi risultati indicano che il virus è presente e, anche se il rischio generale resta basso, può essere trasmesso e contagiare in assenza di una copertura vaccinale adeguata.
- A luglio negli Stati Uniti – che ne erano privi dal 1979 – è stata diagnosticata la poliomielite a un uomo, anch’esso non vaccinato, residente nella contea di Rockland, 30 miglia a nord di New York; allarme confermato dal ritrovamento del virus nelle fognature della Grande Mela.
Qualche mese fa ci eravamo detti: «La polio dista da noi solo un volo d’aereo», ciò che è successo lo conferma! Per le caratteristiche dei ceppi virali coinvolti, si ha ragione di credere che il virus mutato sia arrivato a Londra, infettando, senza causare malattia, una persona non vaccinata, che poi l’ha portato in Israele, dove ha paralizzato un bambino. Da qui è arrivato negli Stati Uniti dove, trovando una popolazione con basso tasso di copertura vaccinale, ha causato paralisi.
Un chiarimento e poi una domanda.
Questi ultimi casi non sono dovuti al virus selvaggio (WPV) tornato a circolare in queste regioni, ma bensì a un virus vivo attenuato contenuto nel vaccino orale contro la Poliomielite (OPV) che, in rare occasioni, e solo nelle popolazioni con un basso livello di immunizzazione, può circolare in una comunità per un lungo periodo di tempo e mutare in una forma virulenta, che può causare paralisi, quando incontra individui, bambini o adulti, che non siano vaccinati. Dev’essere chiaro che questo può accadere solo se i tassi di copertura vaccinale (l’unico scudo di protezione di cui disponiamo contro la Poliomielite) sono bassi, sono cioè al di sotto di quella percentuale del 95% che garantisce, di fatto, che il virus non possa più circolare. Nella contea di Rockland, il tasso di vaccinazione contro la polio è basso in maniera allarmante: solo il 60%. Le persone vaccinate sono ancora protette da questo ceppo mutato, ma chiunque non sia vaccinato, bambino o adulto che sia, è a rischio di paralisi. Ancora una volta, dobbiamo concludere che l’unica via possibile, per prevenire tanto la polio dovuta a WPV, quanto quella dovuta al virus derivato dal Poliovirus vaccino circolante (cVDPV), è vaccinare, per riprendere il motto della Global Polio Eradication Initiative, di cui il Rotary International è partner fondamentale, “Every last child”. Ma forse non basta! Non possiamo dimenticare anche gli adulti non vaccinati, perché, comunque, a rischio.
Gli studiosi sottolineano che grandi focolai di casi di Poliomielite paralitica rimangono altamente improbabili nei paesi ricchi, grazie all’elevata copertura vaccinale (quando c’è) e alla buona igiene, ma c’è molta più preoccupazione per focolai simili nei paesi a basso reddito, che hanno già paralizzato oltre 300 bambini quest’anno (per lo più in Yemen e in Africa).
Ora dobbiamo porci una domanda, che si presenta con due risvolti opposti: uno altruistico e uno egoistico.
- Sino a quando siamo disposti ad accettare che centinaia di bambini siano paralizzati perché non riusciamo a fare l’ultimo sforzo per raggiungerli tutti e far scomparire questa malattia?
- Quanto siamo disposti ad accettare il rischio, anche non elevato, che il contagio possa ripresentarsi, come dimostrano i casi recenti, anche nei nostri paesi, da cui era sparito da decenni?
Potremmo pensare: «Ma sono solo pochi casi, in fondo possiamo accontentarci».
E no! La situazione ha solo due possibilità: o bianco o nero. Non esistono 50 tonalità di polio: la polio non c’è più, definitivamente; oppure la polio c’è, in pochi casi. Si, ma la probabilità che torni a crescere è tutt’altro che bassa. Allora non ci resta che mantenere alta l’attenzione e continuare a supportare il nostro impegno e il nostro sforzo per consolidare i risultati ottenuti, e a incrementarlo per raggiungere l’obiettivo finale: l’eradicazione della polio.