RC Treviglio e Pianura Bergamasca
A conclusione di quasi due anni di lavoro, si è tenuto il Simposio del Progetto Rocco.
Dopo il call center anti Covid-19, ecco il primo progetto sanitario di studio del Long Covid-19, voluto dai colleghi che collababoravano alle Usca, supportato dal nostro Club con un congruo contributo dal Distretto e da molti altri partner istituzionali e non.
Alla presenza del Governatore Davide Gallasso e con l’intervento delle autorità, dei colleghi croati e danesi, e dei rappresentanti dell’Istituto Mario Negri abbiamo messo la parola fine al Progetto Rocco. Come riportato dai giornali locali, speriamo che il peggio sia passato e che ora la situazione endemica sostituisca definitivamente la pandemia Covid-19.
Di seguito un articolo relativo al Long Covid-19:
“«Il Long Covid esiste», dura un anno e provoca dolori a muscoli e scheletro. Ne soffre un guarito su tre.
di Donatella Tiraboschi
Studio clinico dell’ospedale Papa Giovanni XXIII su 720 pazienti conferma la sindrome causata dal virus post malattia. Il dottor Dario Bugada: «Incidenza inaspettata, nel 10-15% dei casi col tempo peggiora».
Se ne può andare nel giro di una o due settimane. Ma in alcuni casi può rimanere a lungo con un’eredità di disturbi vari. È il «Long Covid» che può diventare però «Long, long Covid». Un’appendice dove quel secondo «Long» significa per chi si è ammalato ancora mesi pieni di un carico doloroso, con una sintomatologia che, anziché regredire, peggiora e si acuisce con il tempo. Quanto? Anche fino a un anno. Sono queste le evidenze sintomatologiche salienti e per stessa ammissione del dottor Dario Bugada, anestesista rianimatore del Papa Giovanni XXIII, «sorprendenti» emerse dallo studio clinico da lui curato, nell’ambito del progetto Rocco (e presentato ieri nel corso di un simposio a cui hanno preso parte esperti internazionali). Acronimo di Registry Of Coronavirus COmplications, e realizzato con il supporto del Rotary Distretto 2042, R occo rappresenta un «unicum» di studio sociosanitario, nel panorama nazionale, effettuato su 720 pazienti Covid bergamaschi, monitorati e supportati dall’esordio della malattia fino ai 18 mesi seguenti.
Dalla suddivisione, a seconda della lievità o gravità della malattia in cinque gruppi, è emerso come, indipendentemente dalla sintomatologia patita in fase acuta, un paziente su tre accusi dei dolori ancora a distanza di un anno. Non solo, ma in un 10-15% dei casi il dolore è diventato più acuto e di maggiore intensità. «Si tratta — spiega il dottor Bugada — di dolori muscolo-scheletrici, che interessano schiena ed arti, o che coinvolgono la respirazione. O ancora delle disfunzioni del sistema sensoriale. La sindrome Long Covid esiste e non è confinata ai cinque, sei mesi seguenti l’esordio della malattia, ma arriva fino a un anno. Sono risultati sorprendenti, mai mi sarei aspettato che gli effetti del “Long Covid” fossero tali da influire pesantemente sulla vita di chi ne soffre. Il fenomeno deve poi essere valutato nella sua complessità numerica: un’incidenza percentuale che rapportata e moltiplicata a milioni di individui nel mondo potrebbe ripercuotersi in chiave sociale».
Alle evidenze in chiave orobica, si sono accostati anche i risultati di un progetto Paneuropeo illustrato dal professor Lars Arendt Nielsen dell’Università di Aalborg in Danimarca: «Recentemente abbiamo scoperto che il dolore muscolo-scheletrico da Long Covid è presente nel 45% di chi si è ammalato dopo 8 mesi dalla dimissione dall’ospedale. E si registra un’alta percentuale di pazienti che ex novo accusano un altro tipo di dolore. Mi auguro che Rocco possa unirsi al nostro studio internazionale». E se la dottoressa Tea Petrovic, sempre nell’alveo di Rocco, è impegnata nello studio delle proprietà dei glicani (carboidrati complessi) come una delle principali difese contro i patogeni, il progetto di ricerca bergamasco che vede in prima linea il dottor Maurizio Maggioni, ha visto parallelamente attivarsi un progetto riabilitativo per 150 malati di Long Covid bergamaschi.
«La frase che più ci siamo sentiti dire — rivela la dottoressa Giulia Gorghelli, fisioterapista al Papa Giovanni XXIII — è stata: non sono più lo stesso di prima. I sintomi accusati erano di affaticamento, difficoltà di concentrazione e una riduzione dell’autonomia. Dopo un mese di cure fisiatriche e riabilitative abbiamo osservato un miglioramento della forza fisica e, più in generale, della qualità della vita». «Alle sintomatologie dolorose si sommano anche quelle di apprensione psicologica — conclude Maggioni — avremo a che fare con un long long Covid ancora più endemico. Un motivo in più per non abbassare la guardia. La guerra contro il virus non è finita»”.