Pubblichiamo una breve intervista tra Ermes Corsi, autore nei passati anni di una pubblicazione dedicata al progetto End Polio, e Corrado Minussi, Consigliere della Commissione Fellowship distrettuale; tema: le auto d’epoca e il futuro delle Fellowship nel Distretto 2042.
Corrado, siamo qui per parlare delle Fellowship e, in particolare, delle auto d’epoca. Partiamo da un dato che non possiamo ignorare: solo il 5% dei rotariani ha risposto al recente sondaggio, indetto e sintetizzato in un recente report. È una percentuale desolante, non trovi?
«Desolante, certo, ma anche illuminante. Sai, Ermes, a volte il silenzio parla più forte delle parole. Questo 5% è una scia sottile in un cielo plumbeo, ma in quella scia c’è una direzione. Quasi il 60% degli interessi si concentra su due grandi passioni: il patrimonio culturale e le auto d’epoca. Non è un fallimento, è un invito».
Un invito?
«Sì, un invito a smettere di aspettare che tutti rispondano. A focalizzarci su chi ha davvero qualcosa da dire. Le auto d’epoca, per esempio: sono storie su quattro ruote, musei in movimento. E qui, in Italia, abbiamo il privilegio di custodire un’eredità unica. Se non valorizziamo questa passione nel Distretto 2042, allora siamo solo spettatori di un capolavoro che altri vivono».
Attualmente, però, l’ARACI non è molto sviluppata nel nostro Distretto. Tu stesso hai ammesso che fino a poco tempo fa eri l’unico affiliato. Perché questa resistenza?
«Forse perché siamo abituati a pensare in modo lineare. Si parla di service, di progetti, ma dimentichiamo che le passioni personali sono il collante più forte. Le auto d’epoca, Ermes, non sono solo macchine: sono cattedrali di metallo e sogni. E sai cosa manca? La scintilla. Qualcuno che dica: “Vieni con me, accendi il motore e vediamo dove ci porta”.».
E tu credi che questa scintilla possa essere una delegazione dell’ARACI nel Distretto?
«Non solo lo credo, lo esigo. Una delegazione non è un circolo chiuso, è una porta aperta. È un modo per attirare nuovi soci, per mostrare che il Rotary non è solo protocollo, ma anche passione. E poi, parliamoci chiaro: le auto d’epoca sono cultura, arte, storia. Ogni dettaglio, ogni curva, è un racconto. Se il Rotary vuole rimanere rilevante, deve parlare attraverso questi racconti. Non può essere anche un’ottima scusante per creare dei services?»
E cosa diresti ai rotariani che non si sono mai interessati alle Fellowship?
«Direi che stanno perdendo una parte essenziale di ciò che significa essere rotariani. Le Fellowship sono lo spazio dove il Rotary diventa personale, intimo. E non è necessario essere esperti di auto, in questo specifico settore (ma ce ne sono ben oltre 70!) per apprezzarle. Basta essere disposti a sedersi, ascoltare il rombo di un motore e capire che in quel suono c’è la voce del passato e la promessa del futuro. Perché c’è futuro in questa bella storia!»
Corrado, hai lanciato anche una provocazione: creare una squadra agonistica del Rotary dedicata alle auto d’epoca. Non è un’idea un po’ ambiziosa?
«Ambiziosa? Certo che lo è. Ma dimmi, Ermes, quando mai il Rotary ha avuto paura dell’ambizione? Dopo trent’anni di Rotary ci potrà pure stare un altro sogno da inseguire: una squadra agonistica non è solo un progetto sportivo, è un modo per dire: “Noi ci siamo”. Partecipare a rally, eventi, regolarità, sfilate e manifestazioni significa portare il nostro emblema là dove la passione incontra la competizione. È una dichiarazione di identità».
Se qualcuno volesse raccogliere questa sfida, cosa dovrebbe fare?
«Semplice. Alzare il telefono e mandarmi un WathsApp. Il mio numero è 335 5252522 (casualmente i numeri di gara degli anni ’50 sulla livrea delle mie storiche) o scrivermi una mail: corradominussi@gmail.com; non voglio fare appelli o proclami. Voglio che chi sente questa passione si faccia avanti, che accenda il motore e dica: “Sono pronto, dove ci vediamo?”».
Concludendo sul tema?
«Occorre pragmatismo. Perché il futuro del Rotary non si costruisce con i discorsi, ma con i viaggi. E quale viaggio migliore di quello su una strada d’asfalto antico, in compagnia di una macchina che sa raccontare storie, partecipando anche a costruire del bene per chi è meno fortunato?»
Grazie, Corrado.
«Grazie a te, Ermes. E, soprattutto, grazie a chi risponderà a questo invito, a questa appassionante, elegante e sportiva sfida. Sarebbe una magia, proprio in tema con il motto di quest’anno del Rotary: un’ispirazione che unisce passione e spirito in un progetto straordinario, perché realizzato insieme».