Rossana Veneziano, Presidente Rotary Club Varedo e del Seveso
Fare il Presidente per un anno di un Club rotariano è sicuramente un grosso impegno di tempo e di energie. Quale è stata la motivazione che ti ha spinto ad accettare tale incarico?
Come prima donna Presidente da quarant’anni e come docente, in un Club tipicamente maschile a vocazione manageriale, ho deciso di accettare l’incarico prestigioso, e insieme oneroso, come una sfida e come un’opportunità: non solo per mettere a frutto le mie potenzialità di genere, ma anche per essere di aiuto alla mia comunità e di servizio al mio club.
«Siate di ispirazione», è questo il motto di Barry Rassin – Presidente del R.I 2018/19, un’organizzazione fondata da Paul Harris 114 anni fa. Perché, come Tommaso d’Aquino (Roccasecca 1225 – Fossanova 1274) ha sostenuto nella sua opera più famosa, la Summa Theologiae: Illuminare è più che soltanto risplendere («Maius est illuminare quam lucere solum», Summa Theologiae II-II, q. 188, a. 6, resp.). Così comunicare agli altri le verità contemplate è più che il solo contemplare («ita maius est contemplata aliis tradere quam solum contemplari)» (ibid.).
Per don Claudio Stercal, questo «principio tomista appare utile non solo per la vita religiosa, ma anche per la nostra vita quotidiana. In un contesto come il nostro, nel quale tutti siamo costantemente sollecitati a cercare il successo personale e a eccellere anche a costo di far leva solo sull’apparire, non è inutile che qualcuno ci ricordi che, sebbene “risplendere” non sia certamente un male, meglio è utilizzare i propri talenti non per primeggiare da solo, ma per “illuminare” gli altri».
Con questa consapevolezza, di essere nel Club quale primus inter pares, mi propongo pertanto di guidarlo coadiuvata dai miei collaboratori: dal segretario Mauro Totaro, al mio formidabile C. D., alla Vicepresidente Daniela Perego, a tutti i soci e socie, perché «illuminare e aiutare gli altri è meglio che risplendere in solitudine».
In un anno possono succedere molte cose e certe volte ci si trova a gestire dei momenti difficili/delicati della vita del Club. Quali proposte vuoi avanzare per avere un Club coeso ed efficiente, e quali cambiamenti pensi di portare nella gestione del Club?
La gestione dei momenti delicati è relativa alla ineludibile complessità e alla diversità delle situazioni relazionali, contingenti o meno, che la Presidenza di un club si trova ad affrontare nel corso del suo mandato.
Non credo che tali tensioni siano evitabili; ritengo altresì che una leadership dalla direzione chiara e coerente, finalizzata al raggiungimento di obiettivi altrettanto chiari e condivisi (sia al livello del C. D. sia a quello dell’Assemblea dei soci), sia il miglior antidoto alle conflittualità comunque emergenti nelle prospettive decisionali dei piccoli gruppi (quale può essere definito un club rotariano).
Un Club vive principalmente per i progetti, programmi e service che propone e/o che realizza. Nel tuo mandato quali service intendi proporre o continuare?
In continuità con la Presidenza dell’anno precedente, la progettualità del Rotary Club Varedo e del Seveso sarà mirata a realizzare progetti di service per le giovani generazioni, target di riferimento privilegiato del club. Il Rotary Club Varedo e del Seveso, infatti, si caratterizza proprio, rispetto ad altri club, per l’attenzione rivolta alle Nuove Generazioni, promuovendo lo Scambio Giovani, le Rotariadi, il Ryla, le attività di Alternanza nelle scuole, anche con una vocazione internazionale, come dimostra la richiesta di una sovvenzione per un Global Grant alla Rotary Foundation, in collaborazione con il RC Sao Paulo Tremembé del Brasile: si tratta di un progetto di alfabetizzazione di base (dell’italiano L2) rivolto alle mamme della comunità straniera del territorio varedese, che vede coinvolto in una prospettiva glocal, globale e locale, la Villa Bagatti-Valsecchi con la sua Referente, l’arch. Isabella Maffeis della Fondazione La Versiera e lo stesso Comune di Varedo. Nel gennaio di quest’anno, poi, è pervenuta da Evanston al nostro club – host nella partnership rotariana – la notizia dell’accettazione della nostra richiesta per la sovvenzione globale, da parte della Rotary Foundation. Questo primo importante traguardo, raggiunto con un lavoro di squadra e di leadership che ha impegnato il Club a partire, in primis, dal mio Referente per la R. F. Giorgio La Gioia – progettualità già avviatasi con il Past President Gaetano Bovenzi – non può non essere motivo di soddisfazione rotariana: il progetto sarà sicuramente di ausilio per la comunità del territorio, seppur sempre nella prospettiva rotariana di un lavoro in progress, in vista di ulteriori traguardi perfettibili e sempre migliorabili in futuro.
Il rapporto Club-Distretto è sempre stato improntato su un continuo confronto che a volte può essere anche conflittuale. Secondo te quali sono le cause e cosa proponi per migliorare tale rapporto?
Tale conflittualità nel confronto può essere dovuta alle differenti prospettive del Distretto rispetto a quelle del Club, pur all’interno della cornice comune dei valori e delle finalità rotariane: la vocazione regionale-nazionale e transnazionale distrettuale tende a volte a conciliarsi poco con quella più locale e territoriale del club singolo.
Ritengo che un correttivo a tale discrasia (che potrebbe inficiare il pieno conseguimento di obiettivi comuni) sia da un lato nell’aprirsi del singolo club a una progettualità (come nel caso del Rotary Club Varedo e del Seveso) anche di respiro transnazionale e, dal lato distrettuale, nell’appoggiare le prospettive glocal, in una sinergia virtuosa di collaborazione d’intenti e di messa a punto di risorse umane, finanziarie e logistiche, più in generale. Ciò si è palesato, appunto, con la messa in cantiere del progetto internazionale di Literacy, in un circolo virtuoso tra il mio Club e il Distretto, e di questi ultimi insieme con il RC Sao Paulo Tremembé e la Rotary Foundation.
Il Distretto offre così il suo contributo nella programmazione a più ampio raggio, mentre il singolo Club individua quei bisogni nel territorio, in modo che essi possano tradursi in una opportunità di promozione delle dinamiche di pace e di risoluzione delle conflittualità sociali latenti, per un impatto costruttivo e sostenibile, e una eco più ampia e duratura possibile nelle varie comunità di riferimento, da quella locale e nazionale a quella internazionale.