Quante volte ci siamo sentiti dire che l’effettivo rappresenta una criticità?
E quante volte ci siamo chiesti: “Ma perché crescere? Non era meglio quando eravamo in numero più limitato? Tutto funzionava meglio” e tante altre domande analoghe.
Non ci sono ricette per sapere cosa fare per far crescere (o almeno mantenere) il numero dei soci in un club. Qualche volta può essere interessante vedere come hanno affrontato questo aspetto, in altre realtà e situazioni, club Rotary di diverse nazioni.
Vi propongo questa intervista fatta al Governatore di un Distretto Canadese, il cui club, negli scorsi anni, ha registrato una performance straordinaria, triplicando il numero dei soci.
Quello che, a mio avviso, può interessare non è tanto ciò che hanno fatto, le iniziative che hanno intrapreso, ma piuttosto il metodo seguito, che è partito dal porsi domande diverse dalle solite e di porle oltre che ai propri soci, anche agli ex soci e a coloro che, dopo un primo contatto con il club, hanno declinato l’invito ad affiliarsi.
Rosalba Velli Saletti
Presidente Commissione Distrettuale Effettivo
Come rendere il tuo Club irresistibile
Louisa Horne – Governatore Distretto 7820
- Il tuo club, il Rotary Club di Halifax Harborside, Nuova Scozia, è passato da 22 a 60 membri in tre anni. Come avete fatto?
Tutto è iniziato riconoscendo che dovevamo porre a noi stessi delle domande diverse. La domanda era sempre stata: “Come possiamo trovare più soci?” La risposta era che avremmo dovuto tutti invitare qualcuno o che avremmo potuto ospitare un evento. Ma le sfide legate all’adesione sono un sintomo. Dovevamo guardarci allo specchio per capire come il club stesso potesse apparire attraente.
Allora abbiamo esaminato ogni interazione che un potenziale socio potrebbe avere con noi. Ci siamo chiesti: se qualcuno venisse per la prima volta a una nostra riunione, cosa potrebbe vedere? Come si presenta il nostro luogo di riunione? È facile per loro trovarci? La disposizione dei posti a sedere funziona? Cosa mangiamo?
Quindi siamo passati alle vie di azione. Quali sono i nostri progetti? Sono “sempre gli stessi”? Sono interessanti per una vasta gamma di persone? Abbiamo esaminato le raccolte di fondi. Come le facciamo? Continuiamo sempre a spingere le stesse persone ad acquistare i biglietti? E questo attira le persone?
Alla fine, ci siamo chiesti: il nostro club è uno per cui sei disposto a svegliarti presto un venerdì in inverno, perché non vuoi perderlo?
- Quali sono stati i passi specifici che avete percorso?
Abbiamo dedicato a questo argomento alcune riunioni del Club; quindi, abbiamo intervistato approfonditamente tutti coloro che erano usciti negli ultimi anni: chi era venuto una sola volta e poi non era tornato, o chi pensavamo si sarebbe unito a noi, ma poi non lo ha fatto. Troppo spesso ci concentriamo sulle persone che ci sono. Ma quello che dobbiamo capire è cosa sta succedendo con le persone che non scelgono di essere lì. Abbiamo iniziato utilizzando il sondaggio sulla soddisfazione dei soci del Rotary International, modificando alcune domande per essere più specifici sulle nostre attività e aggiungendo domande su altri aspetti. Dalle interviste con le persone che erano andate via, abbiamo sentito parlare di costi, cultura del club (troppo formale), cibo (non eccezionale), impegno nelle attività (non coinvolte o non chieste), mancanza di inclusione, diversità e rispetto per le altre culture (non accogliendo con chiarezza le persone “diverse”). Abbiamo iniziato dalle cose più facili. Non tutto sta funzionando, ma quando ci provi e inizi a vedere che diverse persone si presentano, è oro colato. Se ti ritrovi a cercare di convincere qualcuno a venire, stai fuori strada.
- Puoi dare maggiori dettagli?
Abbiamo eliminato le multe (per i ritardatari). Alcune persone devono portare i loro figli all’asilo, il che significa che possono essere in ritardo di cinque minuti a ogni riunione, e ogni volta, vengono presi di mira. E tutto ciò ti logora.
Pagare le consumazioni è stata una grande possibilità per quei soci che non chiedevano una colazione abbondante: volevano solo un caffè. Su questo abbiamo lavorato con la gestione.
Abbiamo abbandonato una raccolta fondi tradizionale e amata che non produceva frutti. Abbiamo camminato nella parata dell’Orgoglio. Tutti ciò faceva parte della trasformazione per diventare un club vibrante, in crescita e diversificato.
I dati raccolti (attraverso l’indagine) hanno contribuito notevolmente a supportare i cambiamenti. Ad esempio, c’era un punto in cui le persone dichiaravano di non amare tutti i rituali del club. È facile dire che a nessuno importa. Ma sette delle 10 persone che se ne sono andate, hanno indicato questo aspetto.
- A quali aspetti state ancora lavorando?
Lavoreremo sempre sull’inclusione – che è un obiettivo costante – oltre a essere creativi nei modi in cui coinvolgiamo le persone e ci assicuriamo di disporre di una gamma di attività che possano essere attraenti per diverse passioni (dei potenziali soci). È un obiettivo sempre in movimento in termini di bisogni della comunità e di interessi delle persone che possono essere attratte da noi, ed è nostra responsabilità soddisfare tali necessità e consentire alle persone di vivere le proprie passioni.
Questa intervista è stata pubblicata nel numero di novembre 2019 della rivista The Rotarian.