Chi ha paura del Metaverso?

Forse, per molti di noi, la parola metaverso rappresenta un concetto i cui contenuti e contorni risultano pressoché sconosciuti! Ma si tratta di una scommessa, forse la più grande scommessa lanciata dal mondo della tecnologia negli ultimi anni. L’idea è quella di costruire un nuovo mondo virtuale come diretta evoluzione di Internet: pensiamo alla routine quotidiana e decliniamola in formato virtuale: riunioni, incontri, pranzi, sport, fitness, film, fiere, videogiochi e shopping convertiti per essere disponibili nel nuovo ambiente 3D in via di costruzione. Un universo parallelo che mira ad assorbire le nostre esistenze, puntando a farci passare ore e ore di tempo attaccati al computer o a un visore o a un paio di occhiali smart attraverso i quali potremmo accedere a un bagaglio di esperienze ancora inimmaginabili.

Affascinante e preoccupante allo stesso tempo!

Come non pensare ad alcuni rischi che il metaverso ci propone:

  • Pericoli sociali derivanti dal rinchiudersi in un ambiente virtuale, già sperimentati, almeno in parte, nella clausura dovuta alla pandemia Covid-19.
  • La proprietà o la gestione del metaverso (problemi che viviamo già con Internet…).
  • Come si fa a rispettare la legge nel metaverso (anche qui, problemi sperimentati già con Internet…).

Se i visori, la realtà virtuale e le piattaforme sono già disponibili – o quasi – esistono alcuni problemi che dovranno essere risolti necessariamente. Il primo: chi gestirà il metaverso? La soluzione plausibile è affidarsi a un’organizzazione senza scopo di lucro che gestisca tutto sullo stile di quanto sta succedendo adesso con Internet. E il secondo (strettamente legato al primo): come si farà rispettare la legge nel metaverso? Sistemati questi due ostacoli, bisognerà pensare alla gestione della privacy, alle influenze sulla società da tutti i punti di vista e all’egemonia tecnologica che potrebbe crearsi. Ma queste sono domande che dovranno essere poste dopo l’introduzione del metaverso, per cui abbiamo ancora qualche anno prima di trovare le risposte giuste. Non pensiamo, però, che nel frattempo tutti stiano ad aspettare. Microsoft ha presentato Mesh per Teams che consente di partecipare alle videochiamate in versione avatar, fornendo un senso di presenza condiviso in riunione. Il bello di questa idea è che lo si può fare da qualsiasi dispositivo, senza aver bisogno di occhiali o visori particolari, visto che ci penserà il cloud di Microsoft a costruire la realtà virtuale sfruttando l’intelligenza artificiale. Ma sono soprattutto i brand del lusso ad avere fiutato l’affare in anticipo, mettendo insieme la necessità di vestire, curare e abbellire avatar e spazi virtuali con le possibilità offerte da Blockchain e NFT che consentiranno di comprare ogni genere di oggetto virtuale. Ma anche il mondo delle istituzioni si sta muovendo: da una parte la Commissione Europea ha congelato il progetto di costruire una piattaforma propria, dall’altra la Regione Piemonte sta realizzando un proprio progetto con l’intenzione di lanciare una versione utilizzabile pubblicamente nel corso del 2023. Per fare cosa? Il primo progetto sarà incentrato sul sociale, con uno sportello sul bullismo a cui i giovani potranno accedere in forma anonima e parlare con veri e propri psicologi con i loro avatar. Successivamente, l’idea è di estendere questa forma di interazione a vari altri servizi pubblici anche più standard e comuni, come i pagamenti di bolli o ticket, che potranno tutti essere effettuati da casa, a distanza, all’interno del metaverso. 

Ma anche nel Rotary c’è chi accoglie la sfida… Leggi l’articolo!