I valori del Rotary e la leadership

Il Seminario sulla Leadership, del 23 febbraio scorso, ha proposto una carrellata di progetti e programmi di servizio realizzati nel nostro Distretto. È stato un modo per mettere a fuoco come siamo in grado di utilizzare le nostre competenze e professionalità nelle iniziative che vogliamo porre in atto.
Anche se le presentazioni hanno fatto concentrare la nostra attenzione su quanto realizzato, a mio parere è stata meno sottolineata la capacità di Leadership che i rotariani impegnati hanno saputo mettere in campo. E così mi è tornato alla mente l’intervento che avevo tenuto in occasione del Seminario sulla Leadership del A.R. 2014/2015, in cui era Governatore Alberto Ganna.
L’intento di quell’intervento fu: mettere in relazione la cultura di leadership del Rotary con i valori che sono alla base dei comportamenti dei suoi membri.
Dopo un velocissimo sguardo alla rappresentazione più tradizionale della cultura di leadership, cercherò di illustrare in modo moderno, anche se, in realtà, molti di voi potrebbero a ragione asserire che ha oltre 2.000 anni di storia, per costruire una cultura e uno stile di leadership che coniugano la necessità di gestire con quella di essere efficaci nel perseguire gli obiettivi dell’organizzazione.
E proprio questa modalità ci consentirà, al termine, di tornare a vederne la relazione con i nostri valori.
Durante tutto il suo anno da Governatore, Alberto Ganna ci aveva condotto lungo un cammino di attenzione, di sensibilizzazione, di consapevolezza sui valori che sono fondanti per chi, come noi, ha accettato di entrare a far parte di questo sodalizio. Non c’è bisogno che ve li ricordi; desidero solo richiamare l’attenzione su uno di questi valori: la leadership.
Quando parliamo di leadership nel Rotary, commettiamo, talvolta, un errore di significato.
Ci diciamo che, se siamo stati ammessi al nostro sodalizio è perché siamo dei leader e quindi è logico pensare che possediamo in noi le doti di leadership. Prima confusione. È vero che noi siamo dei leader, ma lo siamo nelle nostre professioni: quindi la leadership di cui possiamo vantarci è, senza dubbio, una leadership professionale. Seconda confusione. Quando si parla di leadership, non è infrequente sentire che diversi soci, ma anche presidenti e dirigenti distrettuali, si ritraggano, si infastidiscano perché il Rotary è costituito da volontari e, pertanto, non è pensabile utilizzare al nostro interno metodi e pratiche tipiche delle organizzazioni di business.
E qui mi permetto di dire che ogni sodalizio, sia esso guidato dal profitto o da scopi umanitari, è una organizzazione, che opera attraverso persone e pratiche e quindi deve essere caratterizzato da una cultura organizzativa di leadership.
Se accettiamo questo postulato, quello di cui dobbiamo discutere, è: qual è lo stile di leadership che ci deve contraddistinguere?
Esiste una visione più tradizionale di come i leader delle organizzazioni debbano porsi nei confronti dei componenti delle organizzazioni stesse, che si è articolata ed evoluta nel secolo scorso, descrivendo diversi stili di leadership, che meglio rispondevano alla evoluzione della società e delle organizzazioni. Il problema è che anche nelle organizzazioni che perseguono obiettivi diversi dall’azione umanitaria, l’idea di leadership è ancora, in larga parte, legata ad un concetto di leadership piuttosto tradizionale.
L’evoluzione della società occidentale, da una parte, e un uso talvolta spregiudicato della leadership, trasformata in potere, ha evidenziato la necessità di teorizzare una nuova cultura di leadership, che lega al concetto di guida quello di servizio. Di qui la costruzione di un modello di leadership che il suo ideatore – Robert Greenleaf – ha chiamato Servant Leadership.
Voglio subito tranquillizzarvi: non farò un trattato organizzativo su questo modello, non ne ho né il tempo né, soprattutto, la conoscenza adeguata. Desidero, però, darvi un’idea del perché la servant leadership sia diversa da tutti i modelli organizzativi che l’hanno preceduta. Il servant leader, (la traduzione “leader servitore” potrebbe generare qualche confusione: servitore non significa servile, per cui manterrei la versione originale) è prima di tutto una persona che mette al primo posto il desiderio di servire, servire i membri della propria organizzazione e servire la Comunità. Differisce, quindi, dal leader “tradizionale” la cui priorità è quella di avere potere e controllo per poi, nel caso, servire. La differenza non è banale è una questione di priorità.
Nell’enciclopedia moderna della nostra conoscenza – internet – non manca la rappresentazione grafica di questo modello di Leadership – dovete, però essere ben precisi e specificare che volete immagini relative alla Servant Leadership. Le immagini che troviamo sono ben diverse da quelle proposte per il concetto tradizionale di leadership. Anzi, in questo caso, sono spesso presenti figure carismatiche di servant leader: personaggi che ben conosciamo e a cui spesso ci ispiriamo.
L’ultima immagine che vedete ci fa ricordare che il concetto di servant leader, riscoperto recentemente, ha le sue radici nella storia, in questo caso cristiana, ma ben presente anche nelle filosofie orientali.
Chiediamoci, quindi, come dovrebbe essere fatto questo servant leader. Se dovessimo descriverlo con una sola frase, non potremmo far altro che utilizzare quanto abbiamo già detto: è una persona guidata dal desiderio di servire. Ma non può bastare, perché poi deve comunque essere un leader e, quindi, deve essere dotato di altre doti che sono presenti negli altri modelli di leadership, anche se coniugate in maniera un poco diversa.
Vi è però, fra queste, un’altra caratteristica assai particolare: il servant leader deve essere un costruttore di comunità.
Costruire una comunità significa avere, oltre a uno spirito umanitario orientato a fornire un aiuto un supporto sincero e disinteressato a chi ne ha bisogno, anche una capacità di sognare in grande, di condividere questo sogno con tutti i membri dell’organizzazione, confrontandosi con loro e avendo fiducia nelle loro capacità e nel loro impegno.
Non vi sembra, in definitiva, che questo servant leader risponda, in maniera piuttosto evidente, alle richieste del Governatore di allora di essere capaci di dare piena realizzazione ai nostri valori fondanti: la leadership attraverso il servizio, l’integrità che deve sempre essere alla base dei nostri comportamenti, la diversità che corrisponde alla mentalità aperta perché nel nostro sodalizio non vi devono essere preclusioni e da ultimo la costruzione della comunità basata sulla condivisione dell’obiettivo della nostra organizzazione.
Alla fine, il servant leader è un rotariano tutto tondo, e i progetti presentati nel corso del seminario possono ben rappresentare esempi della Leadership del Rotary nel servire.