Il discorso di Alberto Ganna, rappresentante del Presidente Internazionale

Ho molte cose da dirvi, cari amici.

Chi ha ricoperto il ruolo che io oggi ho l’onore di esercitare presso il Distretto 2041, sa bene qual è l’obiettivo del secondo intervento a cura del Rappresentante del Presidente Internazionale.

Illustrare a voi oggi intervenuti, un aggiornamento sulla situazione e le prospettive della nostra Associazione, è qualcosa di particolarmente intrigante quest’anno, poiché dal 13 al 18 aprile si è tenuto il Consiglio di Legislazione di Chicago e il prossimo 1 luglio prenderà l’avvio il nuovo Piano Strategico del Rotary International elaborato da un Gruppo di lavoro coordinato da  Stephanie Urchick Director elect.

Un Consiglio di Legislazione non è soltanto l’occasione per analizzare, discutere e votare gli emendamenti pervenuti nei tre anni precedenti; ho molto apprezzato la vostra recente Maratona musicale (*). Bene, al Delegato è richiesto di avere quello che in musica viene denominato l’orecchio assoluto, ce l’hanno davvero in pochi, uno di questi era Bela Bartok; l’orecchio assoluto è la capacità di ascoltare le frequenza più basse, quelle che non tutti possono intercettare.

Al Delegato è richiesto di non perdere mai di vista quella che lo scrittore morale che ho citato poco fa, Lev Tolst’oi, ha definito “la continuità assoluta del moto”. Il delegato è chiamato non a osservare le singole unità, ma a interpretare e ispirare avendo la capacità di leggerle quanto meno per macro aggregati, per cercare di comprendere dove sta andando la nostra Associazione.

E in tema di membership, e conseguentemente di diversity, il Rotary International ci ha recentemente inviato un messaggio chiarissimo. Per molti anni la nostra interpretazione di tale importante valore si è concentrata sulla diversità anagrafica e di genere, e bene abbiamo fatto, anche perché sono fra i  pochi indicatori di diversity oggettivamente misurabili; attualmente la presenza femminile presso il vostro Distretto supera di poco il 19%, ma nel CDA del gennaio 2019 il Board ha inequivocabilmente formalizzato cosa intende per diversity.

Allora ispiriamoci a questa  indicazione che non lascia dubbi e che potrà guidare questo Distretto la cui distribuzione professionale pare molto orientata ad alcune categorie professionali (il 50% riguarda le libere professioni) e ci suggerisce spazi di miglioramento in alcuni ambiti così ben rappresentati in questa vivace città: il commercio, le forze armate e dell’ordine, le religioni che tutte insieme si attestano al di sotto dello 0,5%; ho messo a confronto le categorie professionali che impegnano i 363 rotaractiani; certamente le nuove opportunità in ottica di flessibilità approvate dagli ultimi due Consigli di Legislazione potrebbero migliorare anche l’indice della diversity professionale; colgo l’occasione per dare il benvenuto ai 19 giovani nuovi fellows del Milano Porta Venezia.

Tornando al Rotary, ho notato che negli ultimi 3 anni avete aggregato 27 nuovi membri grazie alle autocandidature; mi permetto di suggerire una grande cura dei nuovi soci, poiché sapete bene che questo rappresenta un fortissimo punto di attenzione su cui il Rotary International si sta interrogando. Lo scorso anno a livello globale verrà ricordato per avere stabilito due primati: il maggior numero di ingressi e il maggior numero di uscite, e fra queste moltissime riguardano rotariani entrati negli ultimi due anni. Le uscite registrate dal 2041 sono in linea con la tendenza globale: i membri milanesi usciti entro i 2 anni sfiorano il 23% e quelli usciti fra i due e i 4 anni superano il 13%. Dal 2016, puntualmente, ogni anno vi siete interrogati con analisi e survey volte a misurare lo stato di salute dei club; bene, questa è una attività encomiabile perché evidenzia un tema di percezione e uno di aspettativa e il mantenimento dell’effettivo oggi, ancor più di ieri, deve tenere conto di questi due aspetti. Date ora corso ai piani di miglioramento a seguito di tali analisi.

La diversity è uno dei nostri cinque valori ma è anche la realtà con cui il Rotary International si deve quotidianamente misurare e che annualmente mette alla prova l’efficacia della nostra azione in relazione a un nostro importante fattore di distinzione: la rotazione degli incarichi. Se percepite all’interno dei vostri club la sensazione che ogni anno si ricominci tutto daccapo, cari fellows, iniziate a considerare di adottare un piano strategico almeno triennale.

  • 2577 club hanno un numero di membri  pari o inferiore a 10
  • 377 club hanno un numero di fellows pari o inferiore a 5 
  • 38 distretti contano meno di 1100 soci localizzati in particolare fra Nord, Sud America ed Europa
  • Il Distretto 2041 è uno dei 187 Distretti che assommano a meno di 55 club
  • Il più piccolo Distretto del Mondo conta 667 rotariani e 41 club
  • Per contro 32 distretti hanno più di 100 Club di cui 13 solo in India
  • In Bangladesh il Distretto 3281 conta 204 club.
  • Il 74% dei R. ha un’età fra 50 e 70 anni; il 16% fra 40 e 49 anni. Nel Distretto di Milano  quasi l’86% dei membri ha un’età superiore ai 45 anni e circa il 14% ha un’età inferiore ai 45.

 

I parametri possono essere tanti e tanti altri per comprendere quanto è eterogenea la galassia rotariana. Ma più ci addentriamo e più rileviamo spunti di riflessione che il Rotary non solo ha presente, ma a cui sta lavorando.

Il Rotary International ha investito moltissimo nell’informatica e nella telematica e ha annunciato un ulteriore potenziamento dell’online; il Rotary International si è aggiudicato lo scorso anno il Webby Award classificandosi fra i 5 migliori siti del mondo. Però, dei 415.392 rotariani sottoscrittori di The Rotarian, 401.805 preferiscono continuare a ricevere la versione cartacea e solo 13.587 quella digitale.

Il Rotary, amici, è questo e molto, molto altro; ma ciò che ho tenuto ad enunciarvi è estremamente importante per comprendere quel molto, molto altro.

Può allora giovare ricordare i punti presi in esame dall’analisi preventiva sintetizzati dal Gruppo di lavoro che ha elaborato il Nuovo Piano strategico.

  • la membership a livello globale è stagnante da troppo tempo; per decenni la membership della nostra associazione è stata in costante crescita, lo scorso anno l’effettivo ha registrato quel doppio record di cui vi ho parlato poco fa;  il che sottintende un significativo gap fra aspettativa e realtà in cui ci si imbatte, aspettativa amplificata dall’aver visitato le pagine web della nostra Associazione; a oggi, il Distretto 2041 conta 2155 membri distribuiti tuttora su 47 club (46 dall’1 luglio); so che la tendenza è da ricercare in vari fattori e fra questi certamente il processo di razionalizzazione che ha portato i club da 53 a 46.
  • Il Rotary è consapevole che la sua organizzazione è troppo complessa: 66 Commissioni a livello centrale, 210 Regional coordinators, 740 assistenti, decine di Commissione distrettuali.
  • Il turnover della leadership crea dei rallentamenti.
  • Anche quest’anno grazie all’utilizzo di una quota del FODD il vostro Distretto ha assicurato un significativo contributo alla Campagna Global Polio eradication oltre 60.000 USD. Ma la prospettiva del post polio richiede una programmazione, poiché è innegabile che noi dobbiamo una buona parte del nostro ritorno di immagine a Global Polio eradication: cosa racconteremo di così importante quando la poliomielite sarà eradicata anche grazie ai contributi che il vostro Distretto ha saputo assicurare?

Il Rotary International non si ferma all’analisi contingente ma va oltre, come si fa in ogni organizzazione degna di definirsi tale: una organizzazione operante in 200 Paesi, strutturata su 7 Uffici, che opera con 29 valute diverse.

Sono al lavoro due task force una sta analizzando tutte le  dinamiche di leadership ai vari livelli, dal Presidente Internazionale a scendere, e un’altra sta analizzando tutte le procedure e i processi (attualmente sono 1200) con l’obiettivo di ridurli e snellirli; l’efficentamento produttivo porterà a una riduzione di spese del 3,5%.

In tutto ciò, se questa è la nostra Associazione, quale è il nostro ruolo?

Quale è oggi la nostra missione e ancor più, forse, il nostro posizionamento.

 Raghuram Rajan, già Governatore della banca Centrale Indiana, è oggi considerato uno dei più ascoltati economisti mondiali. L’economista indiano sostiene che una buona parte delle attuali crisi globali è da ricercare in un accentuato squilibrio fra i tre pilastri: Mercato, Stato e Comunità; le realtà locali, secondo il punto di vista di Rajan, si sono troppo indebolite.

Raghuram Rajan, ispirato da Karl Polaniy (l’autore  del saggio La Grande trasformazione), sostiene dunque che globalizzazione e rivoluzione telematica hanno ridotto al minimo le relazioni di prossimità e ciò avrebbe incoraggiato i vinti della globalizzazione a ricercare anche protezione in quelle che Rajan definisce le nuove comunità immaginate.

Se è vera come è vera l’analisi di Rajan, pensate allora cari fellows, quanto spazio si apre alla nostra associazione: non siamo forse noi da sempre attenti alle relazioni di prossimità avendole elevate al valore della costruttiva fellowship orientata al service? Non siamo forse noi, attraverso la nostra propensione al service e la nostra attenzione all’integrity, da sempre i garanti di una protezione dalle sterili  comunità immaginate e dai disastri che esse possono provocare?

Una giovane vita persa in un bicchiere, Orti nelle scuole, Vicini all’oasi dei clochard, Il progetto migranti, il coinvolgimento nel programma contro lo spreco alimentare, naturalmente il Progetto Aquaplus e molte altre attività messe in buona evidenza dalla mostra in Corso Vittorio Emanuele anche sostenute dalla fattiva attività della Fondazione così ben condotta da Luigi Cella, rispondono a tale esigenza; 14 Global Grant in corso, nelle diverse fasi di sviluppo e alle 14 sovvenzioni distrettuali.

La Fondazione, oltre a tante altre cose, rappresenta (ancor più di un tempo) anche il punto di sintesi fra vocazione locale e internazionale e il sostegno a essa è il più felice indicatore dell’efficacia di tale sintesi. Apprezzabile dunque il coinvolgimento totale dei 47 club al Fondo annuale con una media pro capite di poco più di 84 dollari; per il target 100 dollari manca tanto così ed every rotarian every year vi aiuterà a fare la differenza.

Grazie ai dieci Major donors che qualificano con il loro silenzioso sostegno questo Distretto, so per certo che il prossimo anno altri vi raggiungeranno: e complimenti a Roberto Pincione per essere a un passo dai 20 Paul Harris Society.

Anche sulla scorta dell’importante retaggio del 2040  è encomiabile il vostro sforzo nell’allontanare  i giovani da quelle che Rajan chiama le comunità immaginate; lo fate e fatelo sempre di più, attraverso l’impegno negli scambi giovani multidistretto che nel 2041 hanno coinvolto 31 giovani sugli 82 complessivamente coinvolti e con i 39 fellows che hanno partecipato al RYLA – Inspiration and Perspiration, il Camp dell’amicizia e incrementando la vostra partecipazione al Premio Gavioli ancor più oggi che è divenuto un Premio Internazionale.

La signorina Alissa Pavia trarrà certamente beneficio per la vita grazie al vostro Grant che l’ha messa in condizione di formarsi presso la Johns Hopkins University di Washington DC, la cui  filosofia di base ha garantito un’influenza durevole nel settore della cura, dell’educazione e della ricerca medica negli Stati Uniti.

Una grande coerenza con i nostri valori, la ritroverete promuovendo anche le Borse della Pace della Fondazione, riprendendo il percorso iniziato, ai tempi del 2040, con Silvia Fontana (attualmente nel Board di Medicin sans frontieres) e Gabriele Gardenal.

Noi, a volte, trascuriamo la rilevanza del nostro network globale, ma sappiate che i nostri borsiti (quelli della Pace in particolare) scelgono le opportunità offerte dalla Fondazione anche per la vastità della nostra rete; bene avete fatto dunque, come ha ricordato il Governatore nel suo più recente video messaggio, a presenziare alla Convention di Amburgo con uno spazio.

E allora richiamiamo la nostra vocazione e diamo assoluta priorità alla cura delle nostre comunità, conciliandola però con la nostra vocazione internazionale in coerenza, anche con la vicenda umana del nostro Presidente Rassin che, non a caso, vi ho illustrato nel mio primo intervento.

Allora parrebbe quasi che siate d’ispirazione  e il  tema della connessione non rappresentino gli effimeri messaggi di due Presidenti pro tempore ma che segnalino, piuttosto, la successione e scansione temporale rispondenti a un ben preciso e concreto percorso; poiché, caro Governatore Eletto, il Rotary non si connette, poiché il Rotary, ancor prima dell’avvento delle piattaforme social è, da sempre, connessione.

Quando ci si appresta a portare a termine un impegno, magari anche intenso e lungo, dopo essersi assunte delle responsabilità, quando si fanno delle scelte, allora si inizia a pensare, si cerca di comprendere cosa si è fatto, certamente, ma anche di pensare a cosa il tempo non ci consente più di fare, perché fuori tempo o perché asincroni rispetto al tempo degli altri.

Allora, in questi casi è importante trovare autentica ispirazione per comprendere appieno il nostro stato d’animo, una grande ispirazione ci può giungere da chi quell’esperienza l’ha vissuta prima di noi.

Mi ricordo una riflessione di Kierkegaard che scrisse: “La vita può essere compresa solo guardando indietro anche se deve essere vissuta guardando avanti ossia verso qualcosa che non esiste”. 

Ho recentemente visitato il Museo Nazionale Romano a Palazzo Massimo alle Terme di Diocleziano, a due passi dalla Stazione Termini; le collezioni si distribuiscono nei quattro piani dell’edificio secondo un criterio cronologico e tematico. Nell’esposizione al primo piano è illustrato lo sviluppo dell’immagine imperiale dall’età flavia all’epoca tardoantica.

Qui, caro Governatore, cari amici, potrete restare colpiti, come lo fui io, da questa scultura, evocativa, peraltro di una delle nostre aree focus, la salute della madre e del fanciullo. Credo che osservando questo capolavoro si possa evocare la profondità di pensiero di un grande intellettuale giapponese di inizio novecento, che consacrò la propria vita alla missione di tutela della civiltà, e nel suo trattato del Tè Kakuzo ci regalò questa stilla di saggezza.

E allora, può essere un’esperienza impareggiabile completare l’incompleto, può rivelarsi impagabile e appagante lasciare l’incompleto affinchè altri esercitino la loro sensibilità e si adoperino per completarlo, scoprendo che lasceranno ad altri l’illusione di poterlo completare… e questa forza, questa consapevolezza  è l’ispirazione che muove ogni principio di rotazione.