I drammatici avvenimenti nel lontano Afghanistan, il tragico anniversario dell’11 Settembre che non abbiamo dimenticato, ma sicuramente rimosso dalla quotidiana attenzione, non sono riusciti a sospendere le ansie e gli allarmi provocati dalla pandemia da Covid-19, apparentemente non più dilagante e, allo stato, almeno sembra, sotto controllo, la salute dunque, continuano a detenere il monopolio dell’informazione stampata e televisiva.
Bobbio ci ricordava che ciò che è scritto all’art. 3 della Costituzione “tutti i cittadini sono uguali, senza distinzione di condizioni personali e sociali”, non è vero rispetto a salute, istruzione e lavoro.
Perché questi diritti vanno costruiti, prima ancora di essere votati dal Parlamento.
La scuola è ripresa da pochi giorni in presenza: tante sono le novità che si presentano in questo mitico e agognato “dopo”.
Ma di sicuro nulla sarà più come prima.
Nuovi orizzonti si presentano e nuovi orizzonti dovremo disegnare.
Stiamo prendendo coscienza di quanto siano limitate le risorse, quanto debbano essere eliminati gli sprechi, quanto i beni, proprio perché limitati, vadano più equamente distribuiti.
Questo virus, questo incubo invisibile ci ha bruscamente risvegliato da un lungo torpore nel quale ci eravamo adagiati, ci ha fatto capire quanto siamo piccoli e fragili, ci ha brutalmente fatto riscoprire il valore della qualità della vita, un valore che non deve essere parola vuota, ma deve tradursi nella riscoperta del senso della comunità, della solidarietà che non deve esprimersi solo attraverso straordinari progetti filantropici nei quali il Rotary è maestro, ma nella riscoperta del dono quale effetto moltiplicatore a favore del bene comune.
É un nuovo scenario, è una nuova storia che va ad incominciare.
Questo “spirito” di comunità che deve guidarci, l’invito a perseguire il bene comune sono presenti in tutti i messaggi del Presidente della Repubblica, concetto ripreso sempre dal Presidente Mattarella in occasione della nomina dei giovanissimi “Alfieri della Repubblica”, scelti perché “costruttori della comunità” per le loro testimonianze di impegno, altruismo, solidarietà.
Mario Draghi, oggi Presidente del Consiglio, già Presidente della Banca Centrale Europea, in occasione del conferimento della laurea “honoris causa” da parte dell’Università di Bologna, ha svolto la tradizionale “lezione magistrale” avendo come motivo conduttore la comunità, il bene comune, la “communio” inteso come universalità di valori, contrapposto al “commercium” inteso come universalità di interessi.
Ciò che sorprende è la reazione degli organi di stampa, commentatori televisivi, autorevoli rappresentanti delle diverse formazioni politiche: uno straordinario apprezzamento come se il richiamo al senso della “comunità” costituisse una sorprendente novità, un qualche cosa di inesplorato, un argomento inedito, finalmente scoperto e affrontato.
Appelli e argomenti sicuramente encomiabili ma che ritengo abbiano lasciato noi rotariani, se non indifferenti, sicuramente né sorpresi, né meravigliati.
La “comunità”, anzi la costruzione della comunità, è stata da sempre la missione, l’obiettivo dei nostri padri fondatori, attraverso lo strumento privilegiato: il servizio, che si traduce in condivisione, nel momento in cui permette di riconoscerci nella universalità dei valori che esprime, additandoci quali testimoni, appunto, nella comunità che ci circonda, alla quale dobbiamo proporci quali “ispiratori”.
Amicizia, integrità, leadership, servizio, per cambiare le vite: questo è il programma del P.I. Shekhar Mehta che riprende il motto del P.P.I. Ron Burton “Vivere il Rotary, cambiare le vite”.
Nuove opportunità, dunque, che si presentano al Rotary e a noi rotariani: non a caso il tema dell’opportunità aveva identificato la Presidenza 2020/2021 di Holger Knaack.
La formulazione del motto Presidenziale è tutt’altro che casuale, anzi lungamente meditata perché una volta lanciato identifica e caratterizza un programma, si traduce in un obiettivo, diventa progetto, pretende una strategia utile e adeguata per raggiungerlo.
É proprio dal motto del P.I. che nascono le linee d’azione, le spinte che muovono i Club verso traguardi comuni e condivisi.
É attraverso il programma del P.I. che il Rotary guarda al futuro in chiave dinamica, un futuro influenzato da una società in continuo e veloce cambiamento, oggi paralizzata da uno shock mondiale che nessuno poteva neppure lontanamente immaginare.
Ma il Rotary deve avere la capacità di rispondere e contrastare questo shock, proprio attraverso le opportunità che, suo malgrado, si presentano.
Che cosa è l’opportunità? Tutto ciò che viene a proposito, che si adatta ai particolari momenti di difficoltà, che soccorre quando si presentano le necessità.
Ma opportunità significa ben altro se indaghiamo le sue antiche origini: opportunità deriva da ob portus; verso il porto, il vento che spinge i naviganti verso il porto. É il buon vento che ci spinge, che ci fa avanzare verso un approdo sicuro: il porto, appunto, che rappresenta la fine di un viaggio, pronti a riprendere il mare.
Nel corso di questa navigazione la barra che deve essere tenuta ferma ma non dritta, è rappresentata dal servizio, proprio quel buon vento, quella opportunità che viene in soccorso dei rotariani per raggiungere i loro obiettivi.
Sempre a proposito dei motti dei nostri Presidenti, non dimentichiamo John Germ (2016/2017) “Il Rotary al servizio dell’umanità”.
Che cosa dobbiamo intendere per servizio?
Quella costante verifica del senso di adesione da parte di ciascuno di noi per dare spessore, autorevolezza, credibilità al ruolo che svolge il Rotary nel mondo e all’impegno che il nostro sodalizio assume per affrontare le tante priorità ed emergenze che quotidianamente si presentano.
Significa ridurre l’interesse verso noi stessi per posizionarlo “al di sopra”;
significa assumere precisi impegni inderogabili, rendersi disponibili;
significa cedere quote del proprio tempo in uno spirito di totale gratuità senza chiedere nulla in cambio.
Servizio inteso come disponibilità all’incontro tra persone che pur con diverse professionalità, esperienze, culture si impegnano a mettere in comune capacità e risorse per raggiungere l’autentico obiettivo del Rotary: promuovere e sviluppare la convivenza pacifica tra i popoli.
Servizio inteso come atto di altissimo significato morale, di profonda giustizia, di libertà, di concreta conferma delle radici rotariane, in quel pragmatismo americano influenzato da quella morale della restituzione, di indubbia matrice protestante e calvinista: consapevolezza, cioè, di dover ricompensare attraverso il servizio disinteressato (Service Above Self) la collettività nella quale si sono prodotti i nostri fortunati percorsi e i nostri successi.
Dove successo non è da intendersi nel significato voluto dalla società dei consumi, dove ogni mossa purché vincente, viene considerata lecita, ma in quello che è: un semplice participio passato; le cose che sono accadute, le opere realizzate, il cammino compiuto, i risultati ottenuti, in buona sostanza una sintesi delle caratteristiche che identificano il leadership.
Tutt’altro che etico è a volte ciò che viene considerato lecito.
A volte, anzi spesso, per ottenere quel tipo di successo, l’etica si piega al rendimento, alla performance, si compromette con la governance.
Privatizza un valore assoluto.
“Attraverso il servizio si riscopre un rinnovamento culturale, si riscoprono i valori fondanti su cui costruire un futuro migliore”.
Questo auspicio non è del Rotary, ma presente nella enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI, lo troviamo identico nella Carta Costituzionale del Rotary, insieme ai valori fondanti e tra questi il “servizio rotariano” che ne costituisce la felice sintesi.
Nelle parole di Benedetto XVI troviamo il rinnovamento, la riscoperta, la costruzione, il futuro.
É in questa proiezione che il Rotary si è dotato di un Piano Strategico:
- sostegno e potenziamento dei Club: leggi leadership ma leggi soprattutto Rotaract e Interact
- potenziamento dell’Azione umanitaria: leggi Rotary Foundation
- immagine pubblica del Rotary: leggi capacità del Rotary di dare di sé una immagine moderna, positiva, rispettata
Tanto più un Club sarà punto di riferimento per la comunità, svolgendo un ruolo forte e importante, tanto più i soci vivranno il Club come un momento integrante del proprio percorso culturale, professionale, imprenditoriale, convinti dell’appartenenza al Club, e determinati a restarvi.
Tanto più un Club saprà munirsi di un Piano Direttivo incisivo sul territorio, tanto più il Club, quindi il Rotary, risulterà più importante, più visibile, più attraente, più necessario, più desiderato soprattutto dalle Nuove Generazioni, in definitiva, più indispensabile.
Servizio rotariano, dunque, significa saper intercettare i disagi, le necessità e saper dare delle risposte, essere, cioè, responsabili soprattutto in questo momento di pandemia mondiale che ci fa scoprire i limiti della globalizzazione, agitata come bandiera della modernità e dello sviluppo economico e sociale e di colpo precipitata nel baratro dell’amara realtà di quanto siamo tutti così piccoli e fragili.
Servano almeno queste occasioni per riflettere e sentirci meno onnipotenti di quanto presuntuosamente ci illudiamo di essere.
Il fervido augurio è che il Rotary nella sua navigazione verso quel porto sicuro continui a infonderci motivi di speranza, consapevole che il vero viaggio non consiste nel vedere luoghi nuovi, ma nel vedere luoghi antichi con occhi nuovi.
E questo vale metaforicamente anche per i percorsi di terra, quando ci troviamo, come in questo momento, “nelle selve oscure” con un problema in più, almeno per il sottoscritto, quello di non trovarsi, per averlo ampiamente superato, “nel mezzo del cammin di nostra vita”.
PDG Mario Giannola
Distretto 2090