La finestra sulla Fondazione

Borse della Pace

A circa un mese dalla chiusura dell’Anno Rotariano 2018-2019, si avverte il desiderio di misurarsi con una sintesi; per fare ciò, tuttavia, il Rotary International e la Rotary Foundation hanno identificato dei momenti opportuni: il Congresso e il Seminario di novembre.

Giova ricordare che quest’anno si caratterizzerà certamente per un impegno significativo che ha assicurato un adeguato sostegno all’attività di servizio dei club, una buona raccolta fondi, tre nuovi Major donors, 1 Membro della PHS e, a oggi, 4 nuovi benefattori.

Probabilmente l’anno 2018/2019 verrà anche ricordato per l’incisivo impegno per la Pace, culminato nel Seminario di novembre e con l’avvio del biennio di studi del dottor Giovanni Catino presso la Christian University di Tokyo.
Il dottor Catino ci ha inviato un resoconto della sua rilevante esperienza che, più di ogni altra considerazione, ritengo possa adeguatamente trasmettere la rilevanza di questo importante programma della Rotary Foundation.
Alberto Ganna

Un anno da Rotary Peace Fellow in Giappone

Una delle cose più interessanti del programma delle Borse della Pace, non sono solo le esperienze accademiche, ma anche quelle extra curriculari. Una di queste è stata senza dubbio il viaggio a Hiroshima. A marzo, la Fondazione ha organizzato un viaggio per visitare il Memoriale della Pace. Come si può immaginare, il viaggio si è basato principalmente sul racconto di quel giorno terribile e abbiamo avuto l’occasione di assistere alla presentazione di una superstite della bomba atomica.
Rispetto ad altre grandi città del Giappone, la città di Hiroshima è meno frenetica. La gente vive a un ritmo più lento e ci sono molti meno grattacieli a fare ombra quando cammini.
Il viaggio ha previsto anche una visita sull’isola di Miyajima, situata di fronte a Hiroshima. Sull’isola si trova il Santuario di Itsukushima, sito patrimonio dell’umanità. Conosciuto come un simbolo di Miyajima che galleggia sull’acqua, la sua bellezza non può essere espressa da parole. È anche per questi motivi che ho voluto fortemente venire in Giappone. Prima della visita al tempio, abbiamo purificato le mani e la bocca al padiglione dell’acqua Temizuya. Il rituale misogi viene effettuato per purificare il corpo e la mente prima di pregare.

Sono ormai passati 10 mesi dal mio arrivo in Giappone e il mio primo anno sta volgendo al termine. Il tempo sembra volato da quando mi cimentavo nella scrittura dei primi kanji.
Quello che si sta completamento è il “trimestre di primavera” che, dopo quello autunnale e invernale, va a completare l’anno accademico. È il momento di tirare le somme di un anno pieno di lezioni e di organizzare la nostra esperienza professionale.

Il programma delle Borse della Pace, oltre a sostenerci finanziariamente durante gli studi, mette a disposizione dei finanziamenti per poter effettuare un’esperienza fuori dal contesto accademico per il periodo di giugno e luglio durante la pausa estiva.
Questa esperienza può essere volta ad acquisire nuove competenze, condurre le proprie attività di ricerca per la tesi o effettuare una qualsiasi esperienza che possa essere in linea con i nostri futuri obiettivi professionali.
Molto probabilmente mi recherò a Bruxelles per effettuare l’attività di ricerca. L’argomento della mia tesi riguarda la Chinese Belt Road Iniative – conosciuta meglio come la “nuova via della seta” – e le sue implicazioni per l’Europa. Capire qual è la percezione in Europa della politica economica internazionale cinese è essenziale per poter condurre un’analisi accurata.

Tralasciando l’esperienza professionale e accademica, l’international Christian University di Tokyo offre anche delle esperienze umane uniche. In Giappone, durante il periodo universitario è molto importante la partecipazione a un club, dove si effettuano attività culturali e sportive che sono viste come dei momenti per socializzare e costruire le amicizie che si manterranno anche dopo il termine del periodo di studi.
Io ho deciso di unirmi al club di kendo, che tradotto letteralmente significa “via della spada”. È l’arte marziale della scherma giapponese, deriva dalle tecniche tradizionali dei samurai, chiamate kenjutsu.
ll kendo si suddivide in tre parti: kihon (le basi), keiko (la pratica) e kata (le forme). Nel kihon e nel keiko, per praticare, viene utilizzata una spada composta da quattro aste di bambù tenute insieme da parti in cuoio chiamata shinai, mentre nei kata viene utilizzata una spada di legno più robusta (visto che non ci sarà mai contatto) chiamata bokken.

Nonostante il mio giapponese fosse ancora basico, ho deciso di condividere questa esperienza con alcuni colleghi giapponesi. Non solo mi sono appassionato a questa arte marziale, ma mi sento parte integrante di un gruppo che, nonostante le barriere linguistiche non esita a ripetermi le cose più volte per essere sicuro che io abbia capito. Gli studenti più anziani che istruiscono quelli più giovani vengono definiti senpai, al quale noi studenti più giovani dobbiamo portare rispetto.
Lo scopo di questa disciplina è di formare una mente fluida e in grado di reagire a ogni situazione istintivamente. Sono richiesti riflessi e concentrazione per parare e affondare colpi. Sicuramente qualcosa che mi servirà nel mio proseguo dell’esperienza giapponese. Non potevo desiderare altro dalla mia esperienza in questo meraviglioso Paese.

Dott. Giovanni Catino