Le attività connesse o riconducibili alla Rotary Foundation innervano l’intero anno rotariano, ma i mesi di ottobre e novembre rappresentano due occasioni di riflessione, di sintesi e di celebrazione, anche, dell’impegno che la Fondazione e i Rotariani infondono con l’obiettivo di fare del bene nel mondo.
Novembre è il Mese della Fondazione, il 24 ottobre è, da sei anni, la Giornata Mondiale della Polio; trent’anni fa la Global Polio Eradication Initiativeveniva annunciata e lanciata alla Convention mondiale di Filadelfia. In occasione del trentesimo anniversario dell’avvio di questa storica iniziativa, il 24 ottobre alle 18.30 sarà possibile in livestreamingassistere alle celebrazioni che si terranno presso il College of Phisicians, considerato oltreatlantico il luogo ove nacque la medicina americana.
Ho recentemente incontrato in Germania il Past Presidente Mondiale John Germ, attuale Coordinatore dei Tesorieri della Fondazione, il quale ha ricordato che la Campagna Global Polio Eradication si sviluppa oggi su tre distinti canali: la cosiddetta Routine immunization, le Campagne di immunizzazione di bimbi di età inferiore ai 5 anni, l’azione di Sensitive surveillanceche, grazie all’applicazione della tecnologia digitale, in particolare di un dispositivo denominato MAPATHON, ha consentito di individuare interi villaggi non immunizzati, ad alto rischio e della cui esistenza l’umanità non era consapevole. Adulti e bambini ad alto rischio nella Repubblica democratica del Congo, in Tanganika ove sono stati individuate più di 250 comunità; Lovoi, Bukana, Ankoro, Manono, Kabalo, questi gli obiettivi di un impegno che, un limitatissimo numero di Rotariani, continua a considerare esaurito oppure non concretamente o convenientemente percorribile, in personale disaccordo con organizzazioni quali l’OMS, il CDC e molti altri.
Bill Gates, che quegli stessi rotariani talvolta considerano un concorrente della Fondazione, ha recentemente affermato: “La Fondazione Rotary è il cuore della Campagna di eradicazione della Polio”
L’attuale Chairman della Rotary Foundation, il PPI Ron Burton ha avuto recentemente modo di affermare: “Quando sono diventato Governatore, nel 1987, la campagna di raccolta fondi più grande della storia del Rotary era già stata intrapresa. Stiamo lavorando per raccogliere fondi per la lotta alla polio. All’epoca il poliovirus era dilagante. Esistevano 350.000 casi in oltre 125 Paesi nel 1988. Inoltre, quell’anno, il Rotary e alcuni partner, hanno fondato la Global Polio Eradication Initiative. Mentre ci mettevamo al lavoro, cominciavano a verificarsi veri e proprio progressi. Grazie al nostro impegno, da allora, i casi di polio sono stati ridotti di oltre il 99,9 per cento. Siamo davanti a eventi storici e la Fondazione fa parte di questi cambiamenti reali”.
In Nigeria non si registrano casi dal 2016, alla data in cui scrivo si registrano solo 14 casi in Afghanistan (20 nel 2015) e 4 in Pakistan (5 nel 2015). La Campagna Polio Plus, nata come noto nel nostro Distretto, potrà rappresentare molto di più del già clamoroso secondo caso di eradicazione di una malattia infettiva nella storia della medicina, la prima fu il vaiolo; del fondamento di tale assunto ci parlerà questo mese il PDG Cesare Cardani a cui il nostro Distretto e la Campagna Global Polio Eradication deve tanti anni di convinto e qualificato impegno e tante energie.
Alberto Ganna – Responsabile Rotary Foundation 2017/2020
Gli ultimissimi dati (25 settembre 2018) sui casi di poliomielite nel mondo confermano quanto si prevedeva e temeva: la totale eliminazione del morbo è a portata di mano, ma si dimostra sfuggente e inafferrabile, perlomeno nei tempi brevi. I casi di malattia dovuti a virus selvaggio sono finora stati, infatti, 18, mentre nello scorso anno (2017) alla stessa data erano stati 11 (22 in totale sull’anno). Le nazioni in cui avviene la trasmissione del virus rimangono sempre due: Afghanistan e Pakistan, dove peraltro non sono infrequenti anche i casi di virus raccolti da campioni prelevati nell’ambiente (fogne, acque reflue, etc..) e la situazione politica e sociale non accenna a migliorare. A ciò si aggiunge una recrudescenza dei casi di poliomielite dovuti ai vaccini tipo Sabin, cioè con virus attenuato. I casi accertati quest’anno sono stati finora 53 contro i 49 del 2017 (in totale 96) in cinque paesi, quattro in Africa più la Nuova Guinea Papua. Non è azzardato quindi prevedere un andamento oscillante che tende senz’altro a zero come numero di casi, ma su tempi indefinibili, che richiedono sempre e comunque di mantenere alta la guardia e massima l’attenzione. I casi di polio dovuti a vaccinazione sono infatti il risultato di un’inadeguata copertura vaccinale della popolazione infantile in paesi dove la scomparsa del virus selvaggio ha fatto diminuire gli standard di vaccinazione. E’ sempre più evidente che le mezze misure non servono: o si arriva in fondo, cioè all’eradicazione totale consolidata e certificata, o la possibilità di tornare indietro diventa sempre più consistente, rendendo in gran parte vani gli sforzi di oltre trent’anni di impegno.
Non è però solo questa convinzione che ci deve spingere a ulteriormente sostenere la GPEI (Global Polio Eradication Initiative), denominazione ufficiale della campagna contro la poliomielite, ma è anche e per certi aspetti soprattutto la consapevolezza che in questo modo, come ormai più volte sottolineato, si contribuisce a un miglioramento netto della situazione sanitaria dei numerosi paesi in cui si interviene. Ciò avviene in un modo evidente e misurabile, ad esempio, con l’attività della rete dei 146 laboratori sparsi nel mondo, 92 paesi, che è stata creata per monitorare tutti i casi di AFP, paralisi acuta flaccida. Ogni anno vengono esaminati 220.000 casi per individuare i pochi dovuti alla poliomielite, con un evidente beneficio generale. Ma ciò avviene anche in modo quasi impalpabile, ma non per questo meno efficace, attraverso la creazione di una cultura della salute laddove questa cultura è assente. L’occasione della periodica vaccinazione di diecine e più di milioni di bambini permette di diffondere messaggi di prevenzione e di contrasto ad altre malattie come il morbillo oltre che a mantenere in essere un’organizzazione di mobilitazione e coinvolgimento rivelatisi assai utile nei casi di epidemie come quelle di ebola o della febbre gialla. Anche il contrasto alla malaria ha avuto modo di beneficiare in alcune zone dell’organizzazione esistente per la lotta alla poliomielite. Le lezioni imparate, le strategie sperimentate, gli approcci innovativi introdotti rappresentano un patrimonio di conoscenze decisivo per la lotta a ogni forma di malattia epidemica. I miliardi di dollari finora spesi non sono quindi tanto serviti, se non in parte, all’acquisto dei vaccini quanto piuttosto a sostenere la salute pubblica di intere nazioni al punto che in alcuni stati africani si porrà il problema di come supplire a ciò quando la campagna antipolio sarà terminata. Piani di transizione sono già in atto, essi comunque fanno conto su aiuti esterni.
Sosteniamo la battaglia per un mondo libero dalla poliomielite, sosteniamola sino in fondo, anche nella convinzione che ogni risorsa destinata a essa porti un beneficio durevole ed esteso superiore, in molti casi, a quello di iniziative, che, pur lodevoli, non hanno l’impatto, la solidità e la generalità che la campagna di eradicazione della polio possiede.
Cesare Cardani – Responsabile distrettuale Global Polio Eradication