Elemento distintivo della nostra organizzazione è l’essere costituita da leader del proprio ambito professionale, comunitario o territoriale. L’essere “category of one”, come definita in un sondaggio di alcuni anni fa, è stato individuato come uno dei punti di forza del Rotary che ancora conserva forte attualità. In che modo il concetto di leadership internamente all’Associazione si è modificato e come questo influisce sull’identità della stessa e sulla percezione che ne hanno gli altri?
La leadership interna è fortemente legata al tema dell’effettivo ed alle modalità di cooptazione. Le sollecitazioni verso una crescita del numero dei soci si ripetono e rinnovano ogni anno con diverse forme da parte dei Presidenti Internazionali, quest’anno il Presidente Shekhar Mehta ha invitato i rotariani ad incrementare l’effettivo dei loro Club seguendo il principio “Each one, bring one” (Ognuno ne porti uno). Istintivamente si pensa ad un obiettivo numerico che dovrebbe raddoppiare facendo passare dagli 1.2 milioni di soci (ormai costante da oltre 20 anni) a 2.4 milioni… cosa abbastanza improbabile… e probabilmente neanche auspicata dai più. Cosa certa invece è che questo messaggio invita tutti i rotariani a considerare l’incremento dell’effettivo come un tema che riguarda tutti i soci e non solo il Presidente di turno, perché solo facendo forza sulla rete delle relazioni, delle conoscenze, dei contatti che ciascun rotariano ha nel proprio contesto è possibile individuare nuovi potenziali soci che possiedano proprio quelle caratteristiche di leadership che riteniamo fondamentali per far parte della nostra organizzazione. Un leader con più facilità può riconoscere doti di leadership nei propri interlocutori.
Stiamo vivendo anni di grandi cambiamenti, molti non per nostra scelta e conseguenti alla pandemia, questa situazione ha portato a ripensare completamente le modalità organizzative e gestionali all’interno dei Club, che tuttavia non si sono arresi di fronte all’impossibilità di vedersi in presenza ma hanno dimostrato grande flessibilità e capacità di essere leader in questo cambiamento. Nel momento di maggior difficoltà il network rotariano ha permesso di creare una rete di solidarietà che ha avuto un forte impatto sulle comunità ed ancora continua attraverso i presidi di supporto alle vaccinazioni e con tanti altri progetti locali ed internazionali. La leadership non può oggi misurarsi con metri del passato, l’equazione il leader è il numero uno in azienda ha perso di valore per il Rotary di oggi, questo non significa abbassare la qualità dei soci, ma anzi significa ricercare quella pluralità di persone che condividono i nostri valori ed hanno dimostrato in ambito comunitario di essere capaci di testimoniare quei valori con le loro azioni. Dobbiamo individuare “indicatori” più articolati e più attuali che possano misurare la leadership: competenze professionali, inclinazione al servizio, ma anche capacità motivazionali, di coinvolgimento, di sensibilizzazione, capacità di leggere i cambiamenti della società ed esserne portavoce, capacità di aggregazione e di parlare a target più ampi e differenziati, capacità di mentoring che non necessariamente sono legate ad un fatto generazionale (pensiamo a quanti ragazzi hanno competenze in ambiti tecnologici avanzati che non sono propri delle generazioni più grandi).
Soltanto consolidando nei propri Club la costituzione di gruppi di veri leader il Rotary può rafforzare il proprio posizionamento tra le altre organizzazioni di servizio e tutti i portatori di interesse. La dimensione della leadership nel Rotary va vista, a mio giudizio, sempre da due diverse prospettive: una più squisitamente individuale, interna, legata alle qualifiche e competenze dei soci, l’altra esterna intesa come leadership collettiva.
Pensando alla leadership collettiva, vale la pena ricordare il rapporto di partnership che esiste tra il Rotary e le Nazioni Unite, relazione che nasce già prima della costituzione delle Nazioni Unite, quando il Rotary al termine della guerra inizia a promuovere l’importanza di un processo di pace e di solidarietà tra i popoli. Fu così che l’azione di sensibilizzazione promossa e diffusa capillarmente grazie alla rete dei Club già esistenti, e l’autorevolezza dei soci rotariani portò alla convocazione di una rappresentanza del Rotary tra le Associazioni che ebbero un ruolo consultivo nella conferenza di San Francisco dove l’Organizzazione delle Nazioni Unite prese forma. Oggi il Rotary ha una rete consolidata di rappresentanti ufficiali presso ciascuna delle Agenzie delle Nazioni Unite e presso le più importanti organizzazioni internazionali.
In una fase storica come quella attuale in cui il principio della multilateralità, che è proprio di organizzazioni come il Rotary, si scontra con sovranismi e populismi che di fatto negano i nostri valori fondamentali (su tutti la diversità e conseguentemente l’inclusione), nazionalismi che invece di trovare una comunione derivante dalla comune pandemia si sono amplificati ed hanno spesso evidenziato una difficoltà di sintesi, quale deve essere il ruolo del Rotary? La mia personale opinione è che l’azione del Rotary non può esplicitarsi solo ed esclusivamente attraverso l’azione concreta dei suoi progetti, che rimangono fondamentali ed imprescindibili perché rappresentano il nostro essere #peopleofaction, persone abituate a fare, ma è necessario anche recuperare quello spirito che animò i nostri predecessori nell’aprire all’interno dei Club un dibattito aperto, capace di accogliere le diverse posizioni e farne sintesi, con lo stesso spirito che portò a far crescere il germe da cui è nata l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Dobbiamo essere parte del dibattito internazionale sui grandi temi che riguardano l’umanità (la lotta alla fame, alle pandemie, ai cambiamenti climatici, alle migrazioni forzate), abbiamo le competenze che ci derivano dalle abilità diffuse dei nostri soci e quelle collettive del modello che guida da oltre trent’anni la campagna per l’eradicazione della polio. Il Rotary ha già dimostrato la sua leadership collettiva aggregando i diversi partner che oggi compongono la GPEI (Global Polio Eradication Initiative): WHO, Unicef, CDC, Fondazione Gates e GAVI, ed ancora la sua leadership è stata riconosciuta proprio dalla Fondazione Gates quando ha affidato al Rotary i fondi per le campagne di eradicazione, raddoppiandone il valore delle somme raccolte dai rotariani. Questa voce deve essere alzata più forte per poter essere attori di cambiamenti positivi globali.
Il 24 settembre scorso il Rotary è stato tra i protagonisti dell’evento globale Global Citizen Live, il concerto di 24h trasmesso in diretta da New York, Parigi, Londra, Los Angeles, Lagos, Mumbai, Sydney e Rio, promosso da Global Citizen, che ha visto tra i partecipanti i più grandi artisti internazionali ed i più influenti leader globali. Il Presidente Eletto del Rotary International, Jennifer Jones, dal palco di Parigi ha annunciato l’impegno del Rotary per la causa promossa dall’evento “Defeat poverty, defend the planet” (Sconfiggiamo la povertà, difendiamo il pianeta) con 97 milioni di dollari che saranno utilizzati per finanziare progetti realizzati dai club attraverso la Fondazione Rotary. É stata questa un’opportunità straordinaria per dare una prospettiva diversa alle nostre azioni, i nostri progetti sono parte del sistema globale che è impegnato per un mondo migliore ed il Rotary è una delle organizzazioni leader nel promuovere queste cause.
Una giusta combinazione di rafforzamento della leadership interna e di valorizzazione di quella esterna credo possa dare il necessario contributo per rendere l’organizzazione sempre capace di rispondere alle sfide del proprio tempo, rinnovandosi nelle modalità operative e negli strumenti gestionali e di comunicazione, ma conservando immutati i valori ed i principi che da oltre cento anni ne costituiscono l’ossatura portante.
PDG Alberto Cecchini
Distretto 2080