Lunedì 18 marzo scorso si è svolto a Bergamo, nell’Aula Magna dell’Università, il Convegno “Il Rotary e la Chiesa Cattolica”.
Il PDG Paolo Moretti – che ha splendidamente organizzato l’evento, coadiuvato dall’amico Alberto Barzanò – mi ha chiesto di preparare una breve introduzione agli interventi che sarebbero seguiti.
Ho colto l’occasione per rileggere documenti e testi sul tema, tra cui i volumi di Rita Pizzagalli Serrao sulla storia del Rotary in Italia.
Nel mio intervento – che dei volumi sulla Storia del Rotary ha costituito un mero compendio – ho ricordato fatti ed episodi significativi che hanno riguardato i rapporti tra Rotary e Fascismo e tra Rotary e Chiesa Cattolica.
La rilettura dei testi che, in vista del Convegno, ho ritenuto doveroso dover fare, mi ha, ovviamente, coinvolto e penso anche che un breve e sintetico riesame di una
parte della storia del Rotary in Italia – esattamente così come riportata nei testi rotariani
– possa essere utile anche a voi.
Soprattutto ai soci entrati solo recentemente a far parte del Rotary.
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Il Rotary nasce a Chicago nel 1905.
Si diffonde negli Stati Uniti, in Canada e poi in Europa, nel Regno Unito. Nel Continente arriva solo dopo la fine della Prima guerra mondiale.
Madrid è il primo club continentale; poi, insieme, Italia, Belgio e Svizzera.
Il primo RC italiano nasce a Milano, il 20 novembre 1923, al caffè Cova, vicino alla Scala, nella più europea delle città italiane.
Poi nascono, nel 1924, il club di Trieste e nel 1925 Bergamo, nel 1927 Como, nel 1929 Varese.
Non nascondiamoci però che, fin dagli esordi, tra il Rotary italiano e il modello americano vi erano, e purtroppo ancora oggi in parte sussistono anche se dovremmo considerare superate, differenze.
L’impostazione americana si fonda sull’assioma: ogni occupazione è degna di rispetto e quindi l’artigiano – purchè emergente nel suo campo e con provata moralità – può stare tranquillamente accanto al professionista affermato.
Il Rotary italiano, invece, fin dalla nascita dei primi club propugnava un’idea di Rotary elitario ed estremamente selettivo: il Rotary esalta i “numeri uno”. Guardando i primi annuari si vede subito come agli ideali rotariani aderiscono i nomi di maggior prestigio della società: Pirelli, Mangiagalli, lo scultore Canova: il gotha della società italiana di quel tempo, a cui si aggiungono duchi, conti, principi. E anche un re: Re Vittorio Emanuele III, Presidente onorario del distretto e socio del RC Roma, come appartenente alla categoria “re”. Unico in Italia ma non nel mondo, posto che la categoria era già stata inaugurata dal re del Belgio.
Il Rotary e il Regime Fascista
La marcia su Roma è dell’ottobre 1922, la nascita del primo club rotariano in Italia è del novembre 1923: Rotary e fascismo nascono quindi in Italia pressoché contemporaneamente. Ma i due movimenti hanno una vision, una missione diametralmente opposta.
Sappiamo che il fascismo ha avuto due fasi: la prima dal 1922 al 1924 di sostanziale rispetto verso le regole della democrazia e la seconda con la trasformazione in regime dopo il delitto Matteotti nel 1924.
Nella prima fase il Rotary non fu visto con particolare ostilità. Non pochi gerarchi, tra cui Arnaldo, fratello di Mussolini e direttore del giornale del partito Il Popolo d’Italia entrano a far parte del Rotary; pare che Mussolini stesso leggesse la rivista rotariana Realtà. Del resto, anche Mussolini, in quel periodo, era visto con simpatia anche negli Stati Uniti; vari settori della società americana giudicavano positivamente la politica interna di Mussolini.
Prima o poi però i diversi ideali a cui Rotary e Fascismo si ispiravano erano destinati, necessariamente, ad entrare in conflitto.
Agosto 1924: il Consiglio Nazionale del P.N.F. dichiara la Precedenza assoluta, necessaria e perenne, del concetto nazionale di patria su qualunque ideologia umanistica e universalistica.
I cardini del Rotary, sappiamo, si rinvengono, invece, nel principio di libertà, nella tolleranza, nel dialogo, nello spirito di solidarietà internazionale. Principi sostanzialmente inconciliabili con un regime totalitario.
1930: nasce il nuovo codice penale, il c.d. Codice Rocco e, secondo gli articoli 273 e 274, le associazioni internazionali – come il Rotary – devono chiedere l’autorizzazione per esistere; entrambi gli articoli verranno poi dichiarati incostituzionali il 3.7.1985.
Difficile convivenza, lento e progressivo deterioramento
1928, 7 febbraio: su La Tribuna, uno degli organi di stampa del Regime, appare un articolo – basato su un articolo del giornale polacco La Gazzetta di Varsavia – che sostiene l’origine massonica del Rotary con una nota dal titolo Rotary Club, Massoneria dei milionari. Sostenuta da una intensa propaganda di stampa, avanza la tesi che i principi e gli scopi del Rotary sono quelli della Massoneria di cui il Fascismo, e Mussolini in particolare, sono nemici giurati.
La trasparenza del Rotary e le accuse di Massoneria
Già allora era chiaro il concetto che il più valido strumento per diffondere gli ideali del Rotary fosse divulgarne le attività.
Nascono dapprima La Rivista – in sordina, i primi due numeri sono in ciclostile – e poi Realtà.
È del 1926 il primo annuario diffuso dal Rotary: i soci potevano concretamente capire a che “famiglia” facevano parte; ma quello che più contava era l’immagine vera che si dava del Rotary, era la prova della più completa trasparenza perché vi comparivano i nomi di tutti i soci, con indirizzo e professione.
Ed era così che il Rotary, in modo significativo, leale e trasparente, dimostrava la propria differenza, in modo concreto e al di là di ogni interpretazione, dalla Massoneria.
Per arrivare a capire questo semplice concetto, per alcune istituzioni sono stati necessari decenni.
Il Rotary e il regime fascista – 1935
Dal 16 al 18 settembre si tiene a Venezia la 3^ Conferenza Internazionale Regionale dei Rotary Club di Europa, Asia Minore e Africa del nord; vi partecipano più di 1.500 rotariani, un risultato eccezionale. Poche settimane dopo, il 5 ottobre, l’Italia invade senza preavviso l’Etiopia, e si trova contro l’intera Società delle Nazioni.
È chiaro che questo mutato scenario politico non può essere tollerato dal Rotary italiano, in quanto contro gli ideali stessi del Rotary, ovvero la comprensione tra i popoli e la ricerca della pace nel mondo. I rapporti tra Rotary in Italia e regime sono ormai irrimediabilmente deteriorati. La Germania ha già bandito dai suoi territori il Rotary.
Nel novembre 1938 il Consiglio Nazionale del R.I., con voto unanime, delibera lo scioglimento di tutti club rotariani alla data del 31 dicembre.
I club rinasceranno solo dopo la guerra, nel 1946-47 Milano e Varese e l’anno successivo Bergamo e Como.
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I rapporti tra Rotary e Chiesa Cattolica e l’ostilità della Chiesa
Per un certo periodo iniziale, e negli anni in cui il Rotary si diffonde negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito – Paesi a forte maggioranza protestante – non emergono contrasti tra Rotary e Chiesa Cattolica.
Tutto nasce con la diffusione del Rotary nell’America Latina.
Nel momento in cui però, lo Stato, come abbiamo visto, identifica i principi e gli scopi del Rotary con quelli della Massoneria, interviene la Chiesa Cattolica, soprattutto con i Gesuiti, contro il laicismo assoluto del Rotary.
La crisi del 1929
Gennaio 1929: il Cardinale Segura, arcivescovo di Toledo, anche a nome dei metropoliti di Spagna, ammonisce i fedeli a tenersi lontani dal Rotary. Risultato: si chiude il Club di Madrid che era stato il primo Rotary Club nell’Europa continentale che rinascerà solo nel 1983, quasi quarant’anni dopo la rinascita dei club italiani.
La diffidenza della Chiesa ha quindi una parte comune con la diffidenza del P.N.F.: l’avversione per tutto ciò che puzza di massoneria.
A unire Fascismo e Chiesa contro il Rotary è la convinzione che il Rotary sia una proiezione della Massoneria. Del resto, la Chiesa aveva sempre visto nella Massoneria, fin dal 1700, un pericolo per tutto il mondo cattolico e quindi guardava al Rotary con allarmata diffidenza; in effetti, tra Rotary e Massoneria c’erano indubbie somiglianze legate alla comune matrice illuministica.
Abbiamo detto che nel febbraio 1928 La Tribuna, uno degli organi di stampa del Regime, pubblica l’articolo che sostiene l’origine massonica del Rotary. Ed è proprio e sempre nel febbraio 1928 che L’osservatore Romano riprende gli argomenti de La Tribuna e dà, di fatto, il via alla campagna contro il Rotary. Pochi mesi dopo anche Civiltà Cattolica pubblica alcuni articoli che i rotariani definiscono distruttivi.
Nel gennaio 1929 l’Osservatore Romano identifica il Rotary come occulta proiezione della massoneria.
L’avv. Ranelletti del RC Roma, che era avvocato e non era uomo da accettare passivamente un’accusa e, senza por tempo in mezzo, il giorno dopo la pubblicazione dell’articolo si presentò, non preannunciato, al direttore di Civiltà Cattolica, il Gesuita Padre Enrico Rosa, e lo affrontò con queste parole: «Io sono quel famigerato Ranelletti che la stampa cattolica ha definito l’uomo che puzza di Massoneria; se Lei, Padre, sente davvero questo puzzo, io la lascio subito e me ne vado».
Padre Rosa non respinse a priori la difesa di Ranelletti, ammettendo l’opportunità di approfondire l’argomento in ulteriori colloqui; a sua volta Ranelletti riconobbe che la norma statutaria relativa all’etica era mal formulata.
Si è sostenuto che la Chiesa:
– da un lato contestava al Rotary un indifferentismo religioso: “Dio non c’è”
– d’altro lato identificava in alcuni punti del Codice Etico i principi della Massoneria.
Però non pochi sacerdoti erano attratti dalla idea di una fratellanza universale ed erano entrati a far parte del Rotary.
Da varie nunziature dell’America Latina – Bolivia, Ecuador, Perù, Venezuela – arrivano alla Segreteria di Stato vaticana varie segnalazioni: come gestire il rapporto con il Rotary definita Associazione segreta, sediziosa e sospetta (Sinodo di San Miguel in Salvador)?
In realtà, il Rotary non ha mai voluto attribuirsi un proprio codice etico né un codice morale ne ha mai preteso di essere portatore di una nuova morale. Ha sempre sostenuto che ogni socio deve uniformare ogni suo atto ai principi della sua religione e rispettare le fedi degli altri.
Considerare gli interessi del proprio Paese ma, allo stesso tempo, attivarsi per la comprensione tra nazioni, popoli di diversa cultura e di diversa religione.
Epoca più recente: 1951
C’è una richiesta di Papa Pio XII di riprendere in esame la questione Rotary. L’allora Monsignor Montini – che all’epoca aveva innegabilmente una posizione critica nei confronti del Rotary – trasmette la richiesta del Papa ai Gesuiti.
Risultato: nel 1951 c’è un nuovo decreto del sant’uffizio – che appare addirittura più severo di quello del 1929 che vietava ai sacerdoti di far parte del Rotary – che invita i laici a non aderire al Rotary sulla base dell’art. 681 del Codice Iuris Canonici che impone di guardarsi dalle associazioni segrete, condannate, sospette, sediziose, che cercano di sottrarsi alla legittima vigilanza della Chiesa.
Archivi della santa sede
Siamo al 2006. Benedetto XVI apre gli Archivi della Santa Sede e l’Archivio segreto Vaticano relativi al pontificato di Pio XI, dal 1922 al 1939. Non è molto, ma già ci consente una ricostruzione di un certo periodo storico.
Negli anni successivi, dopo il decreto del 1951, la posizione della Chiesa nei confronti del Rotary muta radicalmente e definitivamente per merito dell’allora Arcivescovo di Milano Monsignor Montini che poi diventerà Papa Paolo VI.
Noi rotariani abbiamo una data: 13 novembre 1957.
Quella sera, l’Arcivescovo Montini, ospite del RC Milano, si dice onorato e contento di essere tra i rotariani e ha voluto anche fare ammenda delle sue riserve del passato.
Nella relazione della Segreteria del Rotary Club di Milano compaiono queste precise parole: «debbo con lealtà dichiararvi che in passato io ebbi molte riserve sul Rotary, frutto di ignoranza e di errore (…) ho sempre seguito con grande interesse, anche se misto, da parte mia, a qualche ignoranza e a qualche riserva, l’attività del Rotary». È una chiara dichiarazione di stima di colui che sarebbe diventato Papa Paolo VI, con la quale spazza via gli ultimi dubbi residui sulla serenità dei rapporti tra la Chiesa Cattolica e il Rotary.
Da allora, il cammino è tutto in discesa.
I rapporti sono, oggi, ottimi: sono molti i club rotariani – anche nel nostro Distretto 2042 – che hanno realizzato e continuano a realizzare progetti a favore di istituzioni religiose o luoghi di culto, accanto a quelli a favore della salute dei bambini o delle mamme in difficoltà, dell’alfabetizzazione, dell’acqua e dei servizi primari.
C’è però un aspetto che si potrebbe migliorare: sono ancora pochi i sacerdoti, i religiosi che fanno parte del Rotary; sono soprattutto soci onorari. Salvo errore, si ricorda solo un caso di un sacerdote Presidente di Club.
Il Rotary Club Milano Ovest ha avuto, nel 1999-2000, un Sacerdote come Presidente, Monsignor Franco Buzzi, direttore dell’Accademia San Carlo presso la Biblioteca Ambrosiana.
Milano, 2 aprile 2019
Roberto Dotti
Governatore Distretto 2042