La petrolizzazione dell’acqua
Qualche anno fa ero in Giordania e mi ricordo quanto un mio amico arabo – di notevole cultura e che aveva studiato anche in Italia, nel Friuli – mi aveva detto, mentre stavamo viaggiando verso nord ovest, al confine con Israele e con la valle del Giordano: «la prossima guerra non sarà per il petrolio, sarà per l’acqua».
Parlava, ovviamente, della situazione in Medio Oriente, e faceva un non poco velato riferimento all’utilizzo che Israele faceva delle acque del fiume Giordano.
In alcune parti del mondo, l’acqua sta diventando rara e questa situazione potrebbe portare, secondo una teoria diffusa, a una sorta di “petrolizzazione” dell’acqua.
Non solo in Medio Oriente: alla Guinea, dove nasce il fiume Niger, la gestione dell’acqua viene contestata dai Paesi che sono a valle, e cioè il Mali, il Niger e la Nigeria.
L’accesso all’acqua potabile e le malattie collegate alla mancanza di acqua
Nel mondo, un miliardo e mezzo di persone non ha accesso all’acqua potabile.
Ogni giorno, nei Paesi in via di sviluppo, muoiono migliaia di bambini al di sotto dei 16 anni per malattie collegate alla mancanza di acqua potabile o di igiene e per le conseguenze di quelle che vengono definite le malattie idriche.
Sono riconosciute 25 patologie causate dall’ingerimento, dal contatto o dalla prossimità con acqua insalubre e dall’assenza di igiene.
2,2 milioni di persone muoiono ogni anno per infezioni causate da microorganismi che vivono nell’acqua inquinata. L’acqua veicola numerosissimi microorganismi, batteri, virus, parassiti.
Le patologie idriche sono drammatiche nelle Regioni e nei Paesi in via di sviluppo. cioè nei Paesi dove non esistono buone condizioni igieniche e che hanno un clima caldo e umido, favorevole alla moltiplicazione dei parassiti.
La trasmissione di tali malattie si verifica, in genere, per ingestione di acqua inquinata da deiezioni umane e animali. Negli anni scorsi, l’OMS ha recensito 140.000 casi di colera ogni anno, dei quali 5.000 mortali. Tali decessi si sono verificati nell’86% dei casi in Africa.
Sappiamo che la più comune e presente malattia parassitaria è la malaria. L’anofele, la zanzara vettore, si riproduce nelle zone più calde e umide e trasmette all’uomo, e soprattutto ai bambini, il Plasmodium falciparum, succhiando loro il sangue.
Ogni anno si contano tra 300 e 500 milioni di casi di malaria che causano 1 milione di decessi, dei quali il 90% in Africa sub-sahariana.
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Il 60% delle risorse idriche si concentra in 9 Paesi, mentre 80 paesi soffrono di povertà d’acqua.
Un miliardo di persone consuma l’86% delle risorse idriche disponibili; due miliardi di persone vedono nella mancanza d’acqua potabile il 90% delle cause di malattia.
La maggior parte dell’acqua del pianeta – il 97% – si trova nel mare e quindi è salata; del restante 3%, costituito da acqua dolce solo la minima parte (il 3%) è accessibile all’umanità perché la maggior parte di acqua dolce si trova in ragioni inaccessibili come l’Amazzonia.
È noto che i cinesi ritengono vitale per la loro economia il Tibet, perché lì, nei ghiacciai himalaiani, si trova la maggior parte delle riserve d’acqua dell’Asia.
La povertà è la vera causa del mancato accesso all’acqua, non la natura. Nel Sahel non piove e in Irlanda piove moltissimo.
Allora si potrebbe pensare che la colpa sia della natura.
Ma non è così.
Il problema non sta tanto – a livello globale – nel quantitativo totale dell’acqua sul pianeta, ma nell’accessibilità per uso umano.
È la povertà la causa principale del problema e non la natura, se non in minima parte.
Anche nel deserto più arido, chi ha disponibilità economiche ha sempre e comunque accesso all’acqua, mentre chi non ha queste disponibilità non ha accesso, neppure se vive in Amazzonia dove l’acqua sarebbe abbondantissima.
A Manaus, su un milione duecentomila abitanti, un terzo non ha accesso all’acqua pur vivendo su palafitte.
Prendiamo il Brasile: è il Paese più ricco di acqua del mondo; lì vi si trova l’11% di tutte le risorse idriche, eppure 55 milioni di persone non hanno accesso all’acqua solo perché non hanno le risorse per accedervi.
Il Rotary e i progetti in tema di acqua
Il Rotary ha posto la gestione dell’acqua e delle risorse idriche tra le principali priorità degli interventi progettuali dei rotariani.
Secondo il Rotary International, i dati che tutti noi abbiamo sotto gli occhi devono costituire un severo monito per tutti noi soci: la fornitura di acqua pulita e di servizi igienico-sanitari devono costituire una priorità.
Se da un lato sono poche le persone che muoiono di sete, milioni invece muoiono per malattie correlate, che sono prevedibili.
E su questa premessa i nostri soci devono sentirsi motivati a fornire servizi igienici e a intraprendere altre iniziative nel settore idrico nei Paesi sottosviluppati.
Anche se il 22 marzo è riconosciuto come la Giornata Mondiale dell’Acqua, il nostro impegno per questa causa è continuativo.
Attraverso i programmi idrici, servizi igienici e igiene (WASH), le persone pronte ad agire del Rotary devono mobilitare le risorse, formando partnership e investendo in infrastrutture e formazione che producono cambiamenti a lungo termine.
I nostri club e i progetti internazionali in tema di acqua
I club del nostro Distretto hanno colto e colgono il messaggio del Rotary International e operano attivamente in quest’area con numerosi progetti realizzati negli scorsi anni o in corso di realizzazione.
Ne cito alcuni:
– Service “pozzi in Mali” e assistenza medico ospedaliera, con Onlus Edodè fondata dai soci Piero Acone e Antonio Albonico;
– Pozzi in Africa: i soci deceduti di un Club in Brianza sono stati ricordati con un Pozzo in Africa;
– Global Grant “Water4Food4Life”; Rocinha, la favela più grande del Sud-America, con la realizzazione di sistemi fognari e trattamento delle acque.
Milano, 6 marzo 2019
Roberto Dotti
Governatore Distretto 2042