Nell’anno Rotariano 2017-2018 nell’ambito del Gruppo Lario è stato fondato un nuovo Club, il “Lomazzo e dei Laghi” patrocinato, nell’ambito del Gruppo stesso, dal Club di Appiano Gentile e delle Colline Comasche.
Il Club ha caratteristiche sinteticamente definibili “giovanilistiche” caratterizzate da un blocco generazionale tra i 35 e i 45 anni di età e da una riduzione, al minimo indispensabile, della quota di ingresso, tutte caratteristiche fortemente rivendicate dalla Presidentessa anche in sede Congressuale.
All’interno del nostro Club si è aperta la discussione: come porsi di fronte a questa nuova realtà ? Seppur con voci diversificate è maturata una visione piuttosto critica, anche se non preclusiva, di fronte ad un Club con le anzidette caratteristiche genetiche.
Abbiamo principalmente considerato che un nuovo Club dovrebbe nascere per due possibili ragioni: per una capillare copertura territoriale e quindi rendere possibile partecipare alla vita del Rotary International a chi ne è distante logisticamente, oppure per esplorare nuove e diverse modalità di partecipazione al RI. Non abbiamo ravvisato nel nuovo Club la risposta a nessuna di queste esigenze.
Abbiamo invece ravvisato alcune criticità che potrebbero suggerire diverse modalità di comportamento nel futuro sia per noi Club esistenti che per altri soggetti operanti nel Rotary.
In primo luogo il “blocco generazionale” lungi dall’essere un punto di forza rappresenta una criticità, tanto per il Club che ne è caratterizzato, tanto dai Club limitrofi.
Uno dei punti di forza dell’esperienza Rotariana è l’interscambio generazionale. In un’ottica di circolarità e rotazione questo aspetto dovrebbe caratterizzare l’intera esperienza Rotariana. Un socio nuovo porta, in un Club esistente, idee nuove ed energia fresca e riceve in cambio, dai soci più maturi, un bagaglio di esperienza professionale, associativa e rotariana nonché una rete di contatti già formati che facilitano notevolmente il rodaggio del nuovo socio. Fare a meno di questa caratterizzazione comporta quasi sempre una mancanza di esperienza nei meccanismi rotariani: come si gestisce un progetto, come ci si rapporta con il Distretto, come si partecipa alle iniziative della Rotary Foundation. Il rischio, traslato su un intero Club è che tutto ciò possa comportare una partenza lenta nella progettualità che porta con se una possibile disaffezione precoce al Rotary.
Proseguendo nelle criticità date dal “blocco generazionale” vi è la sostanziale omogeneità delle esigenze di vita di tutti i soci. Chiaramente questo, in una prima fase, potrebbe anche essere valutato come una ricchezza: interessi affini, stili di vita affini e quindi possibilità di grande affiatamento e amicizia. A ben vedere tuttavia questo è proprio l’aspetto più critico. E’ abbastanza usuale che proprio il blocco dei 30-40enni sia il meno attivo anche nei Club esistenti e d’altra parte ne è abbastanza chiara la ragione. Nell’attuale epoca e nel contesto italiano, si assiste all’ingresso e lo sviluppo nel mondo del lavoro in età non giovanissima e ancora più spostato è il raggiungimento della stabilità familiare. Pertanto, sovente, è proprio il 30-40enne ad avere impegni lavorativi e familiari più difficilmente conciliabili con gli impegni conviviali e progettuali del Rotary e pertanto è più difficile costruire attorno al “blocco generazionale” lo zoccolo duro dei soci, presenti e disponibili, destinato a diventare l’ossatura della convivialità e della progettualità.
Inevitabile poi la considerazione che la nascita di Club con l’anzidetto blocco generazionale, in un contesto territoriale caratterizzato da una forte contiguità geografica con i Club storici, porta ad un impoverimento del bacino cui i Club esistenti guardano per ampliare il proprio organico. Qualora si diffondesse questo modello significherebbe condannare i Club esistenti ad una estinzione perdendone le relative storie.
Chiaramente tutte queste valutazioni appartengono alla discussione preventiva. Ora il treno del nuovo Club è partito, con la scommessa del Distretto e, chiaramente, anche con i nostri migliori auguri di essere smentiti nelle criticità esposte. Ciò che ora si può consigliare al neonato Club può essere riassunto in tre brevi indicazioni.
Non isolarsi rispetto alle dinamiche del Gruppo Lario. Il Gruppo è collaudato ed è cresciuta la consapevolezza che per determinati progetti “uniti è meglio”. E’ aumentata la circolarità delle persone e delle idee e il clima è collaborativo. L’integrazione suggerisce una partecipazione spontanea alle iniziative del Gruppo e alla sponsorizzazione dei progetti comuni per non rimanere, nonostante i distinguo cercati, una monade nel contesto.
Evitare di pescare l’incremento del proprio effettivo nei Rotaract che ogni Club coltiva nel tempo. I Club stanno investendo molto nel rapporto con i Rotaract, condividendone i progetti e integrando i membri nelle proprie dinamiche. Questo, al di là della normale collaborazione, sottointende l’intenzione di creare un tratto d’unione Rotary – Rotaract. Le raccomandazioni Distrettuali sono state molto chiare, ma è importante che vengano osservate con scrupolo.
Guardarsi dal rischio “implosione” dato dal blocco generazionale, lavorando su un aumento dell’effettivo che corregga un poco il tiro.
Certamente la vicenda, con le discussioni che ne sono nate, ha avuto ripercussioni positive sulla dialettica dei Club esistenti: ha imposto ai Club di riflettere sul rapporto con il Rotaract, sulle dinamiche di ammissione nei confronti dei giovani che ne hanno fatto parte. Ogni Club ha riflettuto e deciso di conseguenza sulle politiche di ammissione e sulla misura delle quote, con una accelerazione che difficilmente avrebbe avuto luogo senza la scossa data dalla creazione del nuovo Club, anche se in futuro sarebbe auspicabile lavorare su soluzioni maggiormente condivide.
Cesare Spreafico