Nuovi orizzonti per il Territorio: seconda parte

RC Monza Nord Lissone

Mentre si stanno svolgendo le attività del Gruppo di Lavoro, nato a valle del primo evento del Percorso “Nuovi orizzonti per il Territorio”, ideato dal Rotary Club Monza Nord Lissone, che avranno termine entro giugno 2023, lo scorso 4 marzo ha avuto luogo il secondo evento del percorso, dal titolo “I nuovi assetti della Sanità territoriale: cosa ci aspetta?”. L’Aula Magna del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Milano-Bicocca ha ospitato l’evento organizzato dal nostro Club con la partecipazione di importanti relatori che hanno mostrato, dalla visuale delle rispettive strutture, la visione delle nuove modalità che la Sanità sta realizzando nel territorio della Brianza. Il Presidente ha presentato l’obiettivo dell’iniziativa: creare nei presenti (operatori del mondo sanitario e comunità del territorio) una miglior consapevolezza di questa architettura dell’assistenza cui stiamo andando incontro. La mattinata è stata coordinata da Alberto Bertolini, socio del Club e già Amministratore Delegato del San Raffaele di Roma, che ha guidato il percorso dell’evento con articolate domande rivolte ai relatori.

A illustrare il contesto, in cui l’assistenza sociosanitaria si trova a operare, è stato Francesco Longo, Professore di Management Sanitario e Membro del Consiglio Superiore di Sanità, che ha presentato un’istantanea della situazione. Da una parte, il declino demografico e il progressivo invecchiamento della popolazione, con incremento delle persone che vivono sole e necessitano di varie forme di assistenza (fenomeni già presenti, ma resi più acuti dall’epidemia Covid-19); dall’altra, la risposta inadeguata delle rete socio-sanitaria pubblica, in grado di prendere in carico meno di un terzo di coloro che necessitano di assistenza, grazie a una spesa pubblica dedicata alla sanità che è fra le più basse a livello internazionale (circa 2/3 di quelle di Germania e Francia, che hanno una spesa sanitaria del 9% del PIL contro il 6% previsto bipartisan dai governi italiani degli ultimi tempi).

Per rispondere a questa richiesta di assistenza sul territorio in una situazione di scarsità di risorse economiche e di personale qualificato, sarà necessaria una grande opera di razionalizzazione dell’offerta esistente, che dovrà considerare:

  • La frammentazione di ambulatori e laboratori;
  • Quota di privato accreditato e relativo livello di concentrazione;
  • La presenza di strutture intermedie: saturare, potenziare o creare nuovi setting.

In questo contesto, Marco Trivelli, Direttore Generale ASST Brianza, Silvano Casazza, Direttore Generale Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori, e Paolo Pilotto, Sindaco di Monza, hanno illustrato come le rispettive strutture si stiano attrezzando per fornire un supporto assistenziale più flessibile ed adeguato alle esigenze. Per Marco Trivelli le parole chiave della strategia ASST sono: specializzazione degli ospedali e disponibilità dell’assistenza di base articolata in diverse forme di erogazione. Silvano Casazza ha sottolineato il valore che la specializzazione può fornire alla ricerca, senza trascurare il ritorno dei risultati attraverso l’applicazione nella pratica clinica: un ciclo virtuoso! Il Sindaco di Monza ha ricordato il ruolo dell’Amministrazione Pubblica quale catalizzatore della collaborazione fra le diverse componenti dell’assistenza territoriale, ivi compresa la Comunità. Fulvio Sanvito, Direttore Generale della Cooperativa La Meridiana, ha focalizzato l’attenzione sull’apporto che il terzo settore offre quotidianamente per colmare il gap fra l’assistenza richiesta e quella fornita dal SSN. Inoltre, ha sottolineato quanto sia urgente coinvolgere il terzo settore a partire dalla fase di progettazione. Cristiano Gandini, Medico di Medicina Generale e Responsabile di aggregazione funzionale territoriale a Pieve Emanuele, ha proposto la sua esperienza di Casa di Comunità, partita da una criticità nel territorio di mancanza di medici di base e a cui si è risposto con una concentrazione di quelli disponibili, insieme a specialisti sanitari che hanno reso possibile una crescente disponibilità e integrazione di diversi settori di assistenza nel servizio alla popolazione. Ma tutte queste nuove applicazioni dell’assistenza richiedono operatori capaci di aggiungere alle competenze professionali che fin qui li hanno caratterizzati, anche capacità di rispondere alle crescenti fragilità in modo diverso. Con questo obiettivo, Pietro Invernizzi, Direttore del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Milano Bicocca, propone una formazione basata su due pilastri: il primo è il sapere “tecnico” intrinseco, specializzato e al massimo livello del progresso. Il secondo riguarda formare la persona nel suo complesso, con le sue capacità di comprendere il paziente, di relazionarsi e comunicare: e questo viene perseguito non tanto con percorsi formativi di un tot numero di ore, ma sempre più attraverso esperienze vissute in ambiti inusuali e difficili, come possono essere le realtà di ospedali africani. Questo approccio è nato da un sogno: far crescere i nuovi medici seminando tra i giovani, Ma il sogno, rivolto al futuro, deve essere messo a terra subito e con concretezza, anche se per passi. È stato, infine, dedicato un intervallo a due interventi del pubblico, che hanno messo in evidenza quanto appaia difficile pensare a nuovi obiettivi dell’assistenza con compensi del personale sanitario che spingono molti giovani a preferire di andare all’estero piuttosto che lavorare in condizioni. Dopo questa descrizione degli interventi, giova ricordare che, oltre all’obiettivo generale del percorso di mettere a disposizione della cittadinanza, su tematiche di interesse quotidiano, tutta una gamma di informazioni e comunicazioni, portate da eminenti personaggi dei temi affrontati, il Club si è posto l’obiettivo di farsi conoscere da un’ampia gamma di popolazione e di conoscere, a sua volta, un numero elevato di persone del territorio.
Per trovare nuovi soci? Forse. A valle del primo incontro, il Gruppo di Lavoro ci ha consentito di entrare in rapporto con almeno dieci persone che non conoscevamo e che non ci conoscevano, e che hanno imparato a sperimentare e apprezzare la qualità e la professionalità che sono la caratteristica con cui i rotariani affrontano gli impegni di progetti a favore della comunità. Forse qualcuno potrebbe trovare interessante entrare nel nostro Club.