RC Adria
“In questo tempo si pongono tante domande che riguardano la fine della vita terrena.” “Sono domande che hanno sempre interpellato l’umanità, ma oggi assumono forme nuove per l’evoluzione delle conoscenze e degli strumenti tecnici resi disponibili dall’ingegno umano”. Con queste parole, Mons. Pierantonio Pavanello, Vescovo di Adria – Rovigo, ha iniziato il suo intervento all’incontro organizzato dal Rotary Club di Adria martedì 20 marzo. La serata – condivisa con i Rotary Club di Badia – Lendinara – Alto Polesine e Porto Viro-Delta Po – ha preso vita con un momento importante per il Club. Il Presidente del Club, Luciano Lanzoni, ha presentato tre nuovi soci, che hanno fatto il loro ingresso nel Club: la professoressa Silvia Polato, il dottor Leonardo Rubinato e il dott. Alberto Menardi. Mons. Pavanello, nel corso della sua relazione, ha commentato la recente legge sul “fine vita” o “testamento biologico”, sottolineando, senza pretesa di assolutezza, tutti gli aspetti nonché le molteplici peculiarità della stessa e in particolare quelle disposizioni anticipate di trattamento (le cosiddette DAT), che consentono di esprimere le proprie preferenze sui trattamenti sanitari, accettare o rifiutare terapie e trattamenti, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali. Il presule ha inoltre premesso che argomenti delicati come questi vanno affrontati in modo serio e riflessivo; e questo, essendo ben disposti a trovare soluzioni – anche normative – il più possibile condivise. Tenendo conto, da una parte, della diversità delle visioni del mondo, delle convinzioni etiche e delle appartenenze religiose, in un clima di reciproco ascolto e accoglienza; dall’altra, ricordando che lo Stato non può rinunciare a tutelare tutti i soggetti coinvolti, in particolar modo i più deboli, difendendo la fondamentale uguaglianza tra gli stessi. Il Vescovo ha svolto un’interessante riflessione che ha terminato con le parole del Papa: “Se sappiamo che della malattia non possiamo sempre garantire la guarigione, della persona vivente possiamo e dobbiamo sempre prenderci cura: senza abbreviare noi stessi la sua vita, ma anche senza accanirci inutilmente contro la sua morte”. Ne è seguito un dibattito che ha coinvolto i numerosi soci presenti, sui temi medici, etici e giuridici.