Rotary e identità

L’immagine di una Associazione è la percezione che il pubblico ha di quell’organizzazione o, meglio, della sua identità: i valori, le idee, i sentimenti, le esperienze, i giudizi condivisi che la riguardano.

Nel nostro caso, tutto ciò che viene in mente a chi sente parlare di Rotary, prima e dopo averlo incontrato.
L’immagine è, quindi, un giudizio, una valutazione della nostra Associazione, chi siamo, cosa facciamo e con quale scopo. L’immagine è il risultato della combinazione di più componenti: qualità del servizio (l’esito della nostra azione), gli artefici (i Rotariani) e le ragioni che ci spingono ad agire e cosa intendiamo ottenere (l’esito).

L’immagine in termine tecnico identifica la “Brand Identity” (nel nostro caso, l’identità del marchio Rotary) attraverso la quale si crea un rapporto con i beneficiari e, per traslato, con le comunità di appartenenza.

Con oltre 115 anni di esperienza nel servizio alle comunità del mondo, è logico e assolutamente opportuno che il Rotary si occupi e si preoccupi della propria immagine in ogni angolo del mondo in cui operano i suoi Club ed è altrettanto logico ed opportuno che la Sede Centrale raccomandi costantemente a tutti i Club del mondo di prestare attenzione e di fornire il proprio contributo alla costruzione di questo grande patrimonio rappresentato dalla immagine della nostra Associazione

Tanto per capire meglio cosa il Rotary si aspetta da ogni Club e da ciascun Rotariano, proviamo a porci qualche domanda.
Accettiamo con visione lungimirante e condividiamo i richiami del Rotary International a farci carico dell’immagine del nostro sodalizio, proprio a partire dalle nostre comunità di appartenenza?
Mi voglio riferire qui ad una immagine del Rotary come risultante di coinvolgimenti attivi, che si segnalano alla attenzione della comunità per la loro originalità, umanità, capacità di anticipare soluzioni attese e scarsamente ottenute prima.

Facciamo nostri gli sforzi nei quali veniamo coinvolti per comunicare in modo corretto il Rotary, i suoi ideali, i suoi progetti al resto del mondo?
Intendo, in questa occasione, richiamare l’attenzione ai diversi programmi formativi proposti dal Rotary International e alla risposta che viene dai nostri Club in termini di partecipazione.
Per fare un altro esempio, siamo consapevoli di come il nostro Club organizza e gestisce gli aspetti delle relazioni con il mondo che lo circonda?

Siamo, infine, consapevoli delle responsabilità che, diventando membri di un Club di servizio, non per imposizione ma volontariamente, abbiamo assunto di fronte al Club e alla comunità?

Sono tre domande impegnative alle quali, cercando di organizzare la mia risposta evitando l’ovvio o il “già mille volte sentito”, provo a riassumerle in una sola:

A noi Rotariani, come piacerebbe essere percepiti?

La risposta non è eccessivamente complessa, ma nemmeno immediatamente intuitiva. Per ragioni di sintesi e cercando di fornire un contributo di chiarezza alla mia esposizione, percorrerò brevemente tre piste:

  1. Cosa significa essere un “Club rappresentativo” della propria comunità di appartenenza.
  2. Cosa significa essere un “Club di servizio”.
  3. Quali responsabilità hanno i Rotariani di fronte alla comunità di appartenenza e al mondo.

Comincio dalla prima: Cosa significa essere un “Club rappresentativo della propria comunità di appartenenza e cito i nostri documenti fondativi:

  1. Ogni club è composto da adulti che godono di buona reputazione nell’ambito occupazionale, professionale o nella comunità, e che siano titolari, soci, amministratori o funzionari di un’impresa, o che esercitino un’attività o una professione stimata e che siano interessati a servire le comunità nel mondo e siano domiciliati o lavorino nella località del club o nelle sue vicinanze…. (Statuto RI art. 5 punto 2 lettera (a))
  2. I club devono essere organizzati entro uno specifico ambito territoriale. Per località il RI intende una circoscrizione territoriale all’interno della quale vi sia un numero sufficiente di persone attivamente impegnate in attività imprenditoriali, professionali e lavorative, e le cui rispettive sedi di lavoro o di residenza siano sufficientemente vicine da favorire la vita associativa… (CoP Novembre 2020, art. 3.020.)
  3. L’effettivo di un club deve rispecchiare la comunità che esso serve.
    Il Rotary International riconosce il valore della diversità demografica all’interno dei singoli club. I club sono pertanto incoraggiati a selezionare i propri soci tra i membri della comunità che ne sono idonei secondo gli attuali principi guida dell’affiliazione, e di fare il possibile perché l’effettivo rispecchi la comunità in termini di classifiche professionali, sesso, età, religione ed etnia
    (CoP Novembre 2020 art. 4.010. e 4.010.1.)
  4. I club devono prendere attentamente in esame la prassi della classificazione professionale e darne una più ampia interpretazione, se necessario, per far fronte alle esigenze imprenditoriali, professionali, occupazionali e di servizio del loro territorio (CoP Novembre 2020 art. 4.030.)

Alla lettera dei documenti citati, mi piace aggiungere un commento spontaneo del nostro Fondatore Paul Harris, riportato in un articolo pubblicato su The Rotarian nel Settembre 1912:

“Che facciamo tanto o poco per la nostra comunità, è
evidente che l’ambito della comunità di appartenenza
è un settore “privilegiato” della nostra azione.
Non dobbiamo essere indifferenti al benessere delle
comunità nelle quali siamo inseriti, né trascurare di
porgere la nostra mano e compiere tutto quanto è
necessario per servire la gente che incontriamo nella
espletazione del nostro servizio come delle nostre attività
professionali.”

Quindi, essere un “Club rappresentativo” della propria comunità di appartenenza significa:

  • rappresentare il Rotary nell’ambito delle nostre comunità; esserne la manifestazione, il simbolo o il termine correlativo, affinché la comunità impari a riconoscere il Rotary e, conoscendolo, arrivi ad apprezzarlo.
  • rappresentare le nostre comunità nei nostri Club diventando portatori delle istanze delle comunità, facendo nostri i bisogni, le urgenze e gli interessi della società di cui siamo parte integrante. Si tratta di una “rappresentanza attiva”, non dormiente, solidale e non rinchiusa in torri d’avorio, protesa al cambiamento e mai arroccata nella difesa di privilegi pretesi.

Cosa significa essere un Club di servizio è la seconda pista da me indicata per organizzare la risposta alle domande poste in premessa e do subito la parola a Paul Harris che afferma:

“Il solo modo che uno ha di dimostrare amore al suo prossimo è quello di servirlo”
(The Rotarian, Febbraio 1921)

La frase del nostro Fondatore rappresenta la più sintetica ed eloquente spiegazione del motto del Rotary: “Service above self”.

Servire al di sopra di ogni interesse personale” è la nostra bandiera, la nostra forza, il senso della nostra presenza nel mondo.

Il nostro motto, vissuto nella sua interezza, insegna a noi Rotariani che dobbiamo vivere il bene per tutti, perché tutti possano incontrare il bene sulla loro strada.

Riflettiamo attentamente sulla spinta straordinaria che ci è stata affidata dai nostri fondatori attraverso questo motto semplice ed incisivo e rispondiamo con l’impegno costante, convinto e costruttivo di ciascuno di noi.

Servire è un dono che ci facciamo gli uni gli altri e il nostro Club è la scuola dove recuperiamo la forza per testimoniare come si deve e si può lavorare bene per il mondo. Abbiamo la grande riserva di tutto quello che il Rotary ha fatto e continua a fare nel suo impegno per un mondo migliore.

A noi, nei nostri Club, viene richiesto, come ci raccomanda Paul Harris “di re-inventare il Rotary giorno dopo giorno”, esprimendo con chiarezza che non possiamo fermarci a rispondere ai bisogni di oggi con la cultura di ieri.

In questa mia seconda pista voglio richiamare l’impegno dei Rotariani di vivere e testimoniare, giorno dopo giorno, il convincimento che ogni persona responsabile, nell’ambito delle sue concrete possibilità, deve confrontarsi con i gravi problemi che ci travagliano, portando il proprio contributo alla diffusione di una cultura della ricerca del bene comune e delle relazioni operose e cooperative ad essa indirizzate. È questa l’essenza di un club di servizio; niente di più.

Per rispondere alla domanda che ci eravamo posti:

A noi Rotariani, come piacerebbe essere percepiti?

mi manca ancora un commento sull’ultima pista da me indicata: Quali responsabilità hanno i Rotariani di fronte alla comunità di appartenenza e al mondo?

Innanzitutto, la responsabilità di essere esempi credibili, cioè mostrare al mondo la straordinaria dimensione raggiunta dal nostro Sodalizio nei suoi 116 anni di storia e, quindi, richiedere la verifica del senso della nostra adesione, perché l’impegno di testimonianza da parte di ciascuno di noi sia riconoscibile e concreto.

Si tratta, quindi, di non lasciare spazio a dubbi sulla validità del testimone: il Rotariano di oggi, deve dare spessore al significato evocativo e alla rilevanza della comunicazione al mondo del nostro impegno solidale e sociale.

L’esigenza di porci come testimoni credibili ci fa comprendere come la presentazione al mondo del nostro Sodalizio esiga una riflessione critica e sistematica sui suoi contenuti, che dobbiamo impegnarci a realizzare nei nostri Club, sia in relazione alla proposta di cui siamo portatori verso il resto del mondo, sia in risposta alle obiezioni che ci vengono spesso mosse dalla Società civile.

La dimensione che dobbiamo imparare ad evitare è una forma di testimonianza tutta imperniata sulla auto-referenzialità, tanto diffusa nel nostro mondo rotariano e così poco produttiva.

La dedizione ad essere di esempio deve essere accompagnata dall’impegno di assumere, in ogni circostanza della nostra vita, comportamenti etici ineccepibili.

Parliamo molto spesso di responsabilità sociale che ben a proposito ci chiama in causa: non il Rotary in sé come astratta entità, ma il mondo rotariano, che si esprime nell’impegno dei suoi associati, noi Rotariani, appunto.

Leggendo con attenzione la “Prova delle 4 domande”, riusciamo a comprendere appieno cosa si intenda nel nostro Sodalizio per “comportamento etico del Rotariano”.
Il modello del comportamento etico rotariano non è inteso a descrivere in sé e per sé il modo di essere buoni con gli altri ma, piuttosto, educarci a vivere con gli altri entro i limiti del dovere.

Michael Hoffman, guru bostoniano dell’etica aziendale, sostiene che la cultura dell’etica deve partire dai valori e non dagli obblighi.

Questa è sempre stata la prospettiva rotariana, che intende la responsabilità sociale proprio come ambito delle scelte consapevoli tra azioni ugualmente possibili, costantemente ispirate ad una condivisa responsabilità morale.

Il Rotary, nostra scuola elettiva, ci allena a forme di comportamento virtuoso che ci aiutano a vivere questa dimensione di responsabilità sociale nella prospettiva della nostra comunità e del mondo.

Infine, quando – con il nostro esempio – siamo testimoni credibili, e ineccepibili nei nostri comportamenti etici, dobbiamo solo attivarci a realizzare progetti che diano credibilità e spessore al nostro impegno.

Non so dire se, a questo punto, sono riuscita a darvi un mio personale contributo per rispondere alla domanda:

A noi Rotariani, come piacerebbe essere percepiti?

Il percorso che ho seguito è stato semplice, abbiamo rivisitato insieme alcuni elementi che caratterizzano la nostra Associazione:

  • l’attaccamento al territorio come ambito della comunità di appartenenza;
  • la testimonianza continua del valore del servizio all’umanità profuso dal Rotary a tutti i livelli;
  • i comportamenti dei Rotariani come fondamento della immagine e della “credibilità” del Rotary.

Sono forte nel convincimento che nelle relazioni con la Società civile:

  • i nostri Club debbano essere costantemente richiamati al senso e alla responsabilità della appartenenza al nostro Sodalizio.
  • e che, quando parliamo di impegno rotariano nei confronti della Società civile, non dimentichiamo mai il richiamo di Paul Harris:

“… nessun club rotariano di oggi, che sia
indifferente al benessere della comunità nella
quale è costituito, arriva alla statura minima
richiesta a un buon Rotary Club”

(The Rotarian, Novembre 1915)

PDG Alessandra Faraone Lanza
Istruttore Distrettuale