Rotaract Treviglio e Romano di Lombardia
Una misura di prevenzione che ci consentirà di riappropriarci della nostra vita
Ormai è passato un anno dall’outbreak del Covid-19, a febbraio 2020 eravamo tranquilli, vivevamo la nostra vita di tutti i giorni senza pensare che presto ci sarebbe stato tolto molto di essa. Oggi abbiamo imparato a conoscere e a contrastare questo virus subdolo, e contro ogni aspettativa in dieci mesi sono stati sviluppati dei vaccini molto efficaci e molto sicuri.
Ma ci sono alternative a un vaccino? Non proprio, tutti i farmaci introdotti aiutano il nostro organismo a combattere la malattia, ma non evitano l’ospedalizzazione. Questa ospedalizzazione è la problematica che sta mettendo in ginocchio l’economia e la sanità mondiale: il Covid-19 si diffonde alla velocità della luce (pensiamo solo che i casi di influenza si sono ridotti di circa il 75% rispetto allo scorso anno grazie alle misure di distanziamento sociale, con le stesse misure fatichiamo a mantenere l’Rt del SARS-CoV-2 sotto a 1, questo provoca l’ospedalizzazione in una percentuale non indifferente di malati e tutto ciò si riflette in un sovraccarico delle strutture ospedaliere. Ma finalmente abbiamo un’arma efficace: il vaccino.
Perché è così importante avere un vaccino? Perché questo farmaco è una misura di prevenzione, non cura. I 3 vaccini ad oggi in commercio in Italia (Pfizer/BioNTech, Moderna e AstraZeneca) hanno dimostrato di ridurre i casi gravi di quasi il 100%, anche se permangono dubbi sull’efficacia nell’evitare la trasmissione del virus. Ma questo non deve spaventarci: vaccinando tutta la popolazione, anche se il virus circola non comporterà l’accesso in ospedale di un numero eccessivo di persone, portandoci in breve tempo a vivere una vita quasi normale.
Per quanto riguarda il loro meccanismo d’azione, Moderna e Pfizer sono una rivoluzione. Non si utilizza più un vettore virale ma direttamente un mRNA, molecola in grado di trasportare le informazioni per produrre la proteina spike all’interno delle nostre cellule. Questo mRNA viene riconosciuto dai ribosomi, strutture atte alla produzione delle proteine, che lo decifrano e producono la proteina spike del coronavirus. Questa viene riconosciuta dal nostro sistema immunitario come non-self (quindi non prodotta da un’informazione veicolata dall’organismo) e si producono gli anticorpi contro di essa. Così che al successivo incontro del sistema immunitario con il virus si abbiano già gli anticorpi giusti per evitare che questo combini guai.
L’uscita del vaccino a così breve distanza dalla scoperta del virus ha sollevato non pochi dubbi. Innanzitutto, proprio sulla rapidità della sua immissione in commercio: essendo un’emergenza globale, si è mossa una quantità di investimenti mostruosa a favore della ricerca scientifica, e le case farmaceutiche hanno potuto sovrapporre le varie fasi di sperimentazione umana. Inoltre, si è partiti dagli studi sul virus della SARS del 2002, che fortunatamente non ha scatenato una pandemia.
Altre contestazioni sono state:
• Ci iniettano il Covid-19: falso. Viene iniettata o una molecola di mRNA oppure la proteina spike su un vettore virale (per Astrazeneca ad esempio è utilizzato un virus di babbuino come vettore).
• Ci modificano il DNA: falso. Solo i retrovirus possono creare DNA da RNA grazie a un enzima particolare (chiamato trascrittasi inversa). Questo enzima non è presente nell’organismo umano e neanche nei vettori utilizzati per il vaccino, ovviamente.
• Meglio raggiungere l’immunità di gregge con l’infezione naturale: falso. Il costo in vite umane che avrebbe l’immunità di gregge raggiunta in questo modo sarebbe esorbitante, cosa che non accadde con il vaccino.
• Se devo tenere la mascherina anche dopo, il vaccino è inutile: falso. Come già scritto, non sappiamo ancora quanto un vaccinato in caso di contatto col virus possa essere contagioso (anche se da Israele arrivano dati incoraggianti). Questo perché si è pensato di studiare l’efficacia del vaccino in termini di sviluppo dei sintomi e non di diffusione del virus, visto che al momento è mandatorio alleviare la pressione ospedaliera (se il paziente si infetta ma è asintomatico, non richiede un accesso in pronto soccorso).
Sicuramente è una situazione tutt’oggi complessa e piena di variabili, ma i vaccini funzionano e si sono già ridotti i focolai all’interno del personale sanitario vaccinato. L’obiettivo è per fine 2021 esserci lasciati alle spalle questo virus maledetto, e ciascuno di noi è protagonista in questo senso: distanziamento, mascherina, igiene delle mani e vaccinazione.
Mettiamo questo virus alle strette, e riprendiamoci la nostra vita.
Simone Facchetti
Rotaract Treviglio e Romano di Lombardia