Seminario d’Istruzione della Squadra Distrettuale – Quarta Parte

Cari membri della squadra del Governatore Eletto Edoardo,
oggi è un giorno importante, il Governatore Eletto Edoardo è tornato dall’Assemblea Internazionale dove ha ricevuto il suo mandato dal Presidente Eletto e ce ne fa dono condividendolo con noi. Il SISD è esattamente questo, non è un evento distrettuale; è un momento ad alto contenuto formativo centrale, con SIPE e Assemblea, per preparare e prepararci al nuovo anno. E allora proseguiamo il nostro viaggio e ripartiamo da questa immagine, proiettata ormai 3 settimane fa in un’occasione analoga a quella odierna; oggi mi sono limitato semplicemente ad aggiornarla.

La grande regione indiana con i suoi 1.380.000.000 abitanti distribuiti su 3.287.000 Km2 ha dato solo 4 Presidenti al Rotary International e, Shekhar Mehta è il quarto. Interessante è constatare che tutti i tre Presidenti che hanno preceduto Shekhar Mehta si avvalsero di un motto che richiama moltissimo la cultura indiana, per l’80% di religione induista. Invece Shekhar Mehta (almeno apparentemente) parrebbe essersi ispirato a una sintesi più atlantica, indubbiamente il motto 2021/2022 evoca quel Engage Rotary Change Lives di Ron Burton di Norman Oklahoma.
Il primo discorso del Presidente Eletto all’Assemblea Internazionale è sempre il più atteso dai Governatori Eletti e dai rotariani più attenti e devoti, perché è in tale circostanza che il futuro Presidente annuncia il suo motto ma soprattutto la declinazione di tale motto in obiettivi da conseguire.
Ed ecco che Shekhar Mehta il 1° febbraio invece spariglia le nostre certezze e proprio all’inizio del suo primo intervento cita (senza menzionarlo) il Past Presidente Internazionale Kaljian Banerjee e dichiara: «Il Rotary ha acceso la scintilla dentro di me per guardare oltre me stesso e abbracciare l’umanità». In realtà compare anche una piccola citazione confuciana, che trae origine da Gary Huang.
Ma se andiamo indietro di un paio d’anni e ascoltiamo le parole che la Board Director Stephanie Urchick pronunciò annunciando la messa in onda del nuovo Piano Strategico, comprendiamo come non ci sia nulla di estemporaneo o naif nel Rotary ma che tutto sia fortemente connotato da una grande visione e coerenza: «Il piano – ha affermato Stephanie – mira a cambiare in meglio più vite e comunità».
Ma torniamo al discorso del Presidente eletto: «Il servizio – dice Shekhar Mehta – è l’affitto che pago per lo spazio che occupo su questa terra. E desidero essere un buon inquilino di questa terrà. Sono sicuro che ognuno di voi ha anche trovato la sua opportunità per servire. Anche voi avete fornito visite oculistiche per salvate la vista, cibo agli affamati, alloggi ai senzatetto. Potrebbero essere state delle piccole opportunità di service o grandi progetti, ma più delle dimensioni, è l’atteggiamento che definisce il service».
Il Presidente Internazionale ci sta dicendo tre cose:
• la prima, il rispetto per la Madre Terra e la riconoscenza che non può che portare a un principio di restituzione;
• la seconda, la messa al centro del valore del servizio;
• la terza muove proprio da qui: servire per un rotariano deve essere anche un atteggiamento; e cos’è l’atteggiamento se non un modo di disporsi di comportarsi come riflesso di uno stato d’animo etico?
«Le parole sono importanti» dice Nanni Moretti nella parte del pallanotista Michele Apicella in Palombella rossa schiaffeggiando l’esterrefatta giornalista. Le parole sono importanti e anche se vengono enunciate con la grazia e il garbo di un commercialista del Bengala di fede induista suonano come un fortissimo richiamo. Del resto, anche da questo punto di vista Shekar Mehta dimostra una grande coerenza queste parole vengono da un rotariano che ha realizzato più di 500 case dopo lo tsunami dell’Oceano Indiano del 2004, che ha contribuito a realizzare numerose strutture ospedaliere negli stati dell’Orissa e del Bengala, che è a capo di un’associazione di beneficenza che ha contribuito a operare al cuore circa 2.000 bambini.
Eppure, se un rotariano distratto si fosse fermato alle primissime battute del primo intervento del Presidente avrebbe potuto aprioristicamente respingere quel messaggio: fuorviato dalla constatazione che in 10 righe del suo intervento Mehta cita 5 volte la parola obiettivo. È a questo punto che l’ironico e lo scettico sarebbero intervenuti sostenendo che non se ne può più di obiettivi, che in India e in altre parti del mondo si privilegia la quantità, che il Rotary non è un’azienda.
Qualche anno fa un PDG diede un’interpretazione molto convincente a riguardo sostenendo che il Rotary non è un’azienda ma è un’organizzazione complessa e come tale deve funzionare. Quindi quella felice affermazione di Gilberto Dondè oggi può rappresentare la chiave per interpretare la ragione per cui è addirittura opportuno che il Presidente espressione di un Board assegni degli obiettivi, ne monitori l’andamento, tragga delle conclusioni. Il tutto tenendo presente che:
• il servizio deve partire da un’autoanalisi molto profonda del proprio atteggiamento;
• che l’appartenenza al Rotary non può prescindere dal realizzare qualcosa che cambi le vite di qualcuno;
• che servire è anche un modo di disporsi e di comportarsi come riflesso di uno stato d’animo. Comportarsi per noi Squadra significa anche operare dimostrando costantemente ai nostri fellows che agiamo ispirandoci ai nostri valori nel rispetto del Code of policies.

In una sintesi ancora più asciutta la domanda è: quanto siamo pronti? Quanto sono pronti non i nostri club e i nostri 2.047 rotariani? I club devono essere pronti per definizione essendo i soci del Rotary International e quindi ne rispondono, vengono monitorati, misurati, valutati, tutti gli anni; ma noi no, noi non veniamo mai valutati poiché da rotariani presi singolarmente si viene valutati monitorati e misurati solo se si assume una responsabilità dal ruolo del Governatore in su. Per cui dobbiamo imparare una nuova buona pratica: dobbiamo imparare a valutare la nostra prestazione perché ciò che facciamo, l’efficacia del nostro servizio può arrivare a cambiare la vita delle persone. E per la stessa ragione è nostra responsabilità come Squadra monitorare il livello di adesione della nostra embership. Non possiamo più immaginare un Rotary che si sostiene sulle forze di pochi che con il loro apprezzabile impegno coprono l’assenza di molti anche perché il rischio di ciò è spesso il tradimento dell’altissimo valore della rotazione che può originare conflitti e dinamiche di leadership bulimica.
Degli obiettivi assegnati ai club si deve sentire responsabile ogni singola rotariana e ogni singolo rotariano. E dare questa consapevolezza ai nostri fellows è un obiettivo trasversale a tutta la Squadra del Governatore, a prescindere dal ruolo che ciascuno di noi ricopre e degli obiettivi individuali che dovrà raggiungere.
Il Dottor Filippo Ongaro, sostiene che quando noi cerchiamo di raggiungere i nostri obiettivi, in realtà noi stiamo cercando le emozioni che il raggiungimento di quegli obiettivi ci provoca; noi invece spesso a fronte di un obiettivo siamo concentrati sul come raggiungerlo e non sempre ci chiediamo perché desideriamo raggiungerlo. Domandarsi perché desidero ottenere quel risultato ci svela la reale ragione per cui è giusto fare ciò e tale stato di cose ci consente anche di smascherare eventuali ulteriori obiettivi, per esempio focalizzarsi su un desiderio di autoaffermazione. Se il perché troverà una coerenza nella Prova delle Quattro Domande il come sarà certamente un come di qualità. E la Prova delle Quattro Domande riguarda esattamente il messaggio di Mehta: è l’atteggiamento che definisce il service. E se dobbiamo cambiare vite il service non può attendere.

Lo psicologo e psicoterapeuta Luca Mazzucchelli, ha ricordato recentemente un episodio su cui vale la pena di ritornare. Il professor Jerry Westmann un giorno fece un esperimento con i suoi studenti di fotografia: li divise in due gruppi il Gruppo della quantità e il Gruppo della qualità. Il Gruppo della quantità avrebbe dovuto produrre cento fotografie dalle quali ne sarebbe stata scelta una, mentre il gruppo della qualità avrebbe invece prodotto una sola fotografia che però doveva essere di altissimo livello qualitativo. La giuria avrebbe valutato, la migliore delle 100 del gruppo della quantità e l’unica eccellente fotografia prodotta dal gruppo della qualità. Il Gruppo della quantità (20) iniziò con grande entusiasmo a scattare, probabilmente in quei giorni gli studenti del primo gruppo portavano sempre con sé una camera pronti a immortalare ciò che di interessante trovavano sulla loro strada; il gruppo della qualità iniziò molto diligentemente a interrogarsi sulla miglior prospettiva, sull’inquadratura perfetta, probabilmente approfondì le migliori pratiche di utilizzo della luce e le migliori modalità di utilizzo del diaframma. Probabilmente ciascuno di noi si identifica meglio nell’uno o nell’altro gruppo, quello che è certo è che quando si trattò di scegliere fra la fotografia del gruppo della qualità e la finalista del gruppo della quantità, vinse la seconda, vinse il gruppo della quantità. Sperimentare e imparare per errori, concentrarsi sulla ripetizione che solo le grandi quantità di lavoro possono garantire.
Lavorare per trasformare comportamenti ripetuti in abitudini. Come creare abitudini al servizio di qualità? Servendo in un ambiente protetto che consenta di ripetere trasformando comportamenti in abitudini, il Rotary con i suoi processi e le sue procedure. È importante domandarsi invece il perché poiché la risposta a questa domanda può porre noi rotariani e i nostri fellows di fronte a tre possibili situazioni:
• non me lo ricordo più;
• non l’ho mai saputo;
• i risultati che ottengo sono la risposta al mio perché.

Se ci poniamo in questa ottica e se ci riconosciamo nella terza fattispecie, il come raggiungere per esempio l’apparentemente ambizioso obiettivo di crescita della membership troverà una risposta nell’incremento che registrerà il nostro Distretto al 30 luglio 2022, diversamente significherà non che non siamo capaci ma che non ci crediamo, e non ci crediamo perché non ci siamo chiesti il perché. E poi qualcuno constata ancora con rammarico che il Rotary non è più quello di una volta perché l’asse si sta spostando a Est. Certo che si sta spostando a Est, lo scorso anno l’Asia è cresciuta dell’1,889%, l’Africa dello 0,5%, mentre Nordamerica, Canada RIBI e Caraibi hanno perso il 4%, l’Oceania il 5%, l’America Latina lo 0,5% e l’Europa l’1,2%. Ora sapete perché non cresciamo. È un autentico tema di leadership e lo scorso 8 febbraio in occasione delle General Session n. 5 all’Assemblea Internazionale proprio il Past Presidente Kaljian Banerjee ha tenuto un esemplare intervento Leader in modo efficace, e per farlo Banerjee non ha parlato di élite. Non si è chiesto se nel Rotary devono accedere i soli CEO o anche i manager, i solo primari o anche gli aiuti, per farlo ha elencato una lunga serie di significative attività di servizio sostenibile. E poi ha aggiunto questi grandi leader non hanno mai deciso di esserlo, hanno deciso di fare la differenza, non è mai il ruolo e sempre l’obiettivo (a fare la differenza).
E allora invito la Squadra a ispirare e motivare i nostri fellows, per esempio, a uscire dallo stereotipo della presunta qualità, in molti Paesi dell’Asia (come detto in fortissima crescita) il Rotary è molto più selettivo che non in Italia e anche in Africa è spesso così, in alcuni Paesi del Far East addirittura aristocratico, sarebbe gravissimo in Giappone annunciare saluti alle bandiere anziché onori alle bandiere oppure dimenticarsi gli inni a casa.
Uno porta uno non è uno slogan amici, lasciamo ai soliti puntuali semplificatori di battezzare così un passaggio importante di un articolato discorso del Presidente Eletto di un’organizzazione globale presente in 184 paesi, con rappresentanze in 5 continenti, uffici in 4 continenti, con 7 lingue ufficiali e 29 valute diverse. Perché forse ogni rotariano del nostro Distretto non conosce almeno una persona per bene con i requisiti per condividere la nostra esperienza rotariana? L’invito è sempre questo. E allora chiediamo ai nostri club di spostare finalmente la sedia semplicemente perché è ora ed è giusto che stia altrove; e di scattare tante fotografie semplicemente perché è la condizione unica per scegliere la più bella.