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Quello che nel gergo comune è chiamato Smart Work, in realtà è il Remote Work.
Sono serviti più di 150 anni, dalla prima rivoluzione industriale ad oggi, per portare fuori dai lavori esclusivamente casalinghi le donne! Ora con questo sistema di lavoro vogliamo riportarcele?
Siamo sicuri che sia positivo questo nuovo modo di lavorare da “fuori ufficio”?
La provocazione di David Bevilacqua è arrivata a metà mattina, forte come un pugno, dritta e pungente come una freccia a bersaglio. In molte menti ha incrinato la percezione di questa realtà lavorativa.
David ci ha offerto un diverso modo di vedere il mondo del lavoro, da un’angolazione diversa, orientata verso il futuro e le nuove tecnologie, ma anche umana.
Molto umana.
Quando l’oratore ci dice che se uscissimo a pranzo con un collega di lavoro parleremmo solo male del nostro capo, ma se facessimo lo stesso pranzo con il personale di un’altra azienda torneremmo in ufficio con idee nuove, nuovi progetti e nuovi lavori, la platea mormora di approvazione.
Il Remote Work è il semplice lavoro svolto da casa, ma se adattato intelligentemente, per lavorare e creare in ambienti diversi dal solito ufficio, è produttivo e allora si può parlare di Smart Work. Ovvero quella tipologia di lavoro dove a contare sono i risultati e non le ore impegnate dietro una scrivania. Un modo di vedere il lavoro ben diverso dal semplice delocalizzamento dell’ufficio tra le mura di casa, dove le nuove idee non potranno mai arrivare e nascere. Il primo passo è di non lavorare né dall’ufficio né da casa, ma da altri ambienti, che stimolino e facciano lavorare la mente in modo diverso.
La contaminazione delle idee è il punto cruciale di tutto questo, dove il mondo digitale, quello della rivoluzione 4.0, è l’elemento cardine su cui ruota tutto questo e permette di mescolare ambienti diversi da cui far nascere nuovi progetti e nuove idee. Aziende diverse, con scopi e attività lavorative diverse, ma che si scambiano idee e interagiscono tra loro.
Sembra semplice vero?
Il seminario sulla leadership è un’occasione di crescita personale e culturale che il nostro distretto mette a disposizione di soci e non soci. È un’opportunità da raccogliere. Non farlo sarebbe un gravissimo errore. E’ con questo spirito che anche questa volta partecipo a un seminario di questo tipo, che per una volta si svolge vicino casa, alla LIUC di Castellanza. Non ne rimango deluso.
I lavori sono aperti dai consueti saluti del presidente ospite, che lascia la parola al governatore, cui segue il primo intervento.
Si parla di nuovi lavori, di attività del futuro, di rivoluzione 4.0 quindi è giusto che si apra parlando di giovani. Federica Gerardi, RD in carica del nostro distretto, ci parla delle attività che i suoi soci svolgono.
Dai grafici si evince che all’interno del distretto Rotaract 2042 ci sono alcune nuove figure lavorative legate al mondo dell’era digitale che stiamo vivendo. Creatori di App, consulenti e altre figure che un tempo non avremmo immaginato e che probabilmente saranno il futuro del mondo lavorativo.
Segue Dondè: “Il 65% dei giovanissimi, in futuro, svolgerà un lavoro che non è ancora stato inventato.”
Ci parla di comunicazione e di come sarà necessario in futuro adeguarsi velocemente alle nuove tecnologie, alle nuove piattaforme informatiche. Sarà sempre più necessario aprire la mente verso nuovi orizzonti. L’informatica e il digitale avranno sempre nuove invenzioni e opportunità che dovremo saper usare e sfruttare, ma non subire.
Un altro dato, questa volta allarmante, che Gilberto ci da è che per i giovani ci sarà un incremento stimato di 5 milioni di nuovi disoccupati.
Si prosegue con il già citato intervento di Bevilacqua il quale non si è limitato a provocare e a parlarci di Smart Work.
David ha sottolineato come il mondo dell’informatica e del digitale siano sempre più presenti nelle nostre vite. Oggi circa 25 miliardi di oggetti sono connessi alla rete. Più che parlare di On Line e Off Line di dovrebbe dire che oggi siamo tutti ON LIFE. Non limitiamoci a pensare a telefoni e computer connessi al wi-fi che tutti usiamo. Apriamo la mente e pensiamo. Ragioniamo! Ci sono gli strumenti sportivi, i cardiofrequenzimetri, i dosatori di insulina, i pace maker, i frigoriferi, i climatizzatori, le automobili, intere aziende e molto altro perennemente collegati alla rete. ON LIFE. Dipendiamo da questo.
Essendo collegate alla rete tutte queste cose possono essere attaccate da hacker, quindi pensiamo al terrorismo informatico e alla sicurezza. Cambiare la password, gli ID non è solo una perdita di tempo. Hackerare una superpetroliera in pochi secondi perché la password di tutto il sistema informatico che la guida è 1234, è molto facile.
Nel dirci questo scopriamo che la sicurezza assoluta, quella al 100% inattaccabile, non esiste.
David conclude il suo intervento parlando di passato e futuro. Le aziende oggi devono focalizzarsi sul futuro, perché il passato da solo senso di autostima, ma al pubblico questo non interessa.
Dopo l’intervallo la giornata continua con gli interventi di Fulvio Matone e Giacomo Buonanno.
Giacomo, come docente universitario, sottolinea come oggi sia difficile strutturare un piano di studio ben fatto per i giovani. Uno studente che oggi entra nel mondo universitario ha un progetto che lo vedrà entrare nel mondo del lavoro tra non meno di 5 anni e che lo vedrà attivo per altri 40 anni.
Pianificare oggi, in ottica 2023 per la laurea e 2063 per l’uscita dal mondo lavorativo, è un’impresta titanica. Per farlo è necessario uscire dagli schemi normali, pensare a quali saranno le attività del futuro e quali mestieri saranno richiesti. Serve un cambiamento radicale della scuola e dell’insegnamento.
Bisogna pensare ai contenuti, alle conoscenze, ma anche alle abilità e ai valori dei ragazzi e della società che li accoglierà.
E’ necessario essere aperti alle nuove tecnologie, alla flessibilità mentale per usare e non subire le innovazioni scientifiche.
Si deve avere la capacità di pensare e di risolvere i problemi, questo è l’unico modo per preparasi al futuro mondo del lavoro.
Chiude la giornata di lavori il nostro Governatore Nicola Guastadisegni che parla dei valori rotariani come elementi indispensabili per essere parte attiva e propositiva della società futura e non subire passivamente il cambiamento.
Abbiamo così dato uno sguardo al futuro che ci attende con occhi diversi, un po’ sognatori e un po’ fantascientifici… ma cos’è la fantascienza? Quante cose “impossibili” negli anni 90 oggi sono una realtà quotidiana? Pensare al futuro sulla base del nostro passato e del nostro presente è un errore.
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Andrea Brianza