Un progetto rotariano per migliorare il servizio dei traporti pubblici
Già da alcuni anni a Varese si discuteva della possibilità di utilizzare le due linee ferroviarie per un servizio innovativo di ferro-tramvia, che ne ottimizzasse la potenzialità in favore di una mobilità maggiormente sostenibile e capace di rigenerare la città. Questo dibattito aveva coinvolto e coinvolgeva anche alcuni di noi, rotariani varesini, ma era rimasto nel campo delle idee; ben lontano da ipotesi realizzative.
Nell’aprile di due anni fa l’Ingegner Mazzucchelli, amico di lunga data, che faceva parte e guidava il team incaricato dall’Amministrazione Comunale di redigere il Master Plan dell’area stazioni di Varese, sapendo del mio interesse all’argomento e della mia esperienza di Project Manager di progetti infrastrutturali, mi contattò proponendomi di aiutarlo a trovare il modo per includere in questo lavoro di programmazione urbanistica anche l’aspetto infrastrutturale.
La considerazione dell’ing. Mazzucchelli era infatti che nel corso dei decenni a Varese si erano succeduti più tentativi per meglio integrare le due linee ferroviarie presenti nel tessuto urbano e sfruttarne le opportunità latenti, ma che dall’analisi delle carte d’archivio si era fatto la convinzione, che gli studi e progetti eseguiti non erano mai divenuti realtà, perché non si teneva in considerazione un approccio multilaterale, che includesse anche l’infrastruttura ferroviaria e le sue necessità di esercizio, che, per natura propria, evidentemente travalicano i confini comunali.
La mia esperienza diceva che occorreva svolgere uno studio per verificare la fattibilità tecnica della modifica delle infrastrutture che massimizzasse l’effetto rigenerativo per la città, tenendo conto: dei vincoli ambientali, tecnici e normativi, nonché dalle aspettative e controindicazioni proveniente da tutti i portatori di interessi: dai proprietari delle linee – Rete Italia e Ferrovie Nord Milano – agli utenti del servizio, alle categorie economiche, alla Regione concessionaria della ferrovia e molti altri ancora. Occorreva cioè redigere un concetto progettuale che fosse oggetto di un processo di partecipazione e condivisione da parte di tutti questi soggetti.
Per far ciò occorreva anzitutto interpellare e incaricare dei professionisti specializzati in ingegneria trasportistica. Nessun dialogo e confronto serio su un progetto, si può iniziare senza avere dati e ipotesi progettuali che poggino su una solida base di conoscenza.
L’impegno di tempo e di risorse non era indifferente e così mi rivolsi ad alcuni amici rotariani del mio Club – Alfonso Minonzio e Carlo Giani del Rotary Varese Ceresio e Fabio Bombaglio del RC Varese – che accettarono con entusiasmo la sfida.
Il Presidente della Fondazione Comunitaria del Varesotto, Maurizio Ampollini, anche lui rotariano, ci avvisò che era aperto un bando per il finanziamento di progetti che contemplavano lo sviluppo comunitario, che fossero presentati da enti associativi senza finalità di lucro. Così prendemmo la decisione, e il 9 maggio 2019 fondammo il Comitato per un TramTreno Varesino.
Dopo poche settimane i nostri club decidevano di partecipare al Comitato e nello stesso tempo si aggiungeva anche il terzo Rotary Club di Varese cioè il Varese Verbano.
Al Comitato, a cui ha partecipato dall’inizio l’Ing. Mazzucchelli per il coordinamento con il lavoro svolto dal team di progetto del Master Plan dell’area stazioni, si è aggiunto anche il Centro Interdipartimentale Smarter diretto dalla Professoressa Pezzetti dell’Università dell’Insubria.
L’Università dell’Insubria, infatti, si è interessata da subito al progetto, per l’opportunità di poter risolvere la questione legata all’insufficiente collegamento del campus universitario di Varese al sistema dei trasporti pubblici locali.
Con le risorse finanziarie raccolte: dai Rotary Club di Varese aderenti al Comitato, attraverso la Fondazione Comunitaria del Varesotto, alle quali si è aggiunta anche una Sovvenzione Distrettuale da parte della Rotary Foundation, a dicembre del 2019 abbiamo potuto dare incarico alla società di ingegneria di mobilità Michain per assisterci nel processo di redazione dello studio che ci interessava.
Lo scopo iniziale che ci eravamo posti come Comitato era di formulare un’idea progettuale di cui si fosse verificata la fattibilità tecnica e giuridica, e quindi metterla in discussione, prima con i principali stakeholder coinvolti e poi con la cittadinanza in generale, attraverso un convegno pubblico.
Avevamo cioè lo scopo di portare a compimento una Valutazione Comunitaria seria e approfondita – per usare un termine su cui molto insiste la Rotary Foundation quando intende valutare la sostenibilità di un progetto per assegnargli un Global Grant.
Con questa intenzione il Comitato, supportato egregiamente da Michain, ha lavorato alacremente per sei mesi, da gennaio a giugno del 2020 e, nonostante le restrizioni del COVID-19, il 27 giugno si è svolto il convegno pubblico, introdotto dall’allora Governatore del 2042 Giuseppe Navarini, che, ovviamente si è tenuto in webinar.
Dovendo spendere due parole sulle principali soluzioni tecniche individuata si è arrivati al risultato che una delle due linee che attraversano Varese, quella delle FNM da Varese a Laveno, potrebbe essere trasformata in tramvia, cosa che farebbe raddoppiare le frequenze dei convogli, aumentare le fermate cittadine da 3 a 9 senza aumentare il tempo di percorrenza.
L’Università potrebbe essere collegata tramite una funivia a una nuova fermata da realizzare, senza compromettere la qualità del servizio, sull’altra linea ferroviaria di Rete Italia. Questa fermata sarebbe posta all’ingresso sud di Varese presso l’uscita autostradale e quindi potrebbe anche fungere da area di attestamento del traffico veicolare proveniente da sud per proseguire con il treno e gli altri mezzi pubblici locali.
Questi sono solo due degli aspetti di miglioramento del servizio, che tra l’altro, avrebbe un costo di investimento ridotto, visto che sfrutta praticamente senza grandi modifiche le linee esistenti.
Man mano che spiegavamo il progetto ci rendevamo conto che crescevano le aspettative per una sua prosecuzione in fasi ulteriori; così a settembre dello scorso anno abbiamo deciso che valeva la pena continuare l’attività del Comitato per creare le condizioni affinché degli investitori industriali e finanziari sposino il progetto e infine lo realizzino.
Nel momento in cui scriviamo questo articolo stiamo operando per far incontrare il Gruppo FNM, che riteniamo essere il soggetto industriale privilegiato per la realizzazione del nuovo servizio, visto che è proprietario della ferrovia da trasformare in tramvia, con un fondo di investimento di primaria importanza che ha già effettuato investimenti in tramvie in Italia e che reputa di interesse il nostro progetto.
E l’Amministrazione Comunale di Laveno Mombello ha inserito il Tram Treno fra le ipotesi di lavoro per una profonda trasformazione della viabilità, recentemente presentata alla cittadinanza.
In tutto ciò abbiamo sperimentato una capacità e una potenzialità straordinaria del Rotary di rilevare le necessità della nostra comunità e di proporre soluzioni possibili e credibili. Inoltre la capacità di mettere insieme le migliori energie superando differenze e logiche di schieramento.
È stata ed è impegnativo e faticoso, ma la soddisfazione del servizio reso alla comunità ripaga più che in abbondanza.
Giovanni Arioli