Il camp di Trekking è una favola che ogni anno condivido volentieri con i “miei” ragazzi. Ogni volta è una storia di crescita di gruppo che trasforma 12 giovani in un team affiatato e unito come poche altre attività sono in grado di fare.
Le fatiche, le esperienze in montagna, la gioventù, la condivisione di pasti e camere formano legami unici tra i ragazzi e anche tra i ragazzi e gli accompagnatori.
Personalmente dedico molto tempo al camp in questi giorni e li accompagno in più escursioni e li vedo più sere per controllare che non abbiano problemi con gli alloggi, di salute o di qualsiasi altro genere. Insomma mi preoccupo come si preoccuperebbe un fratello maggiore.
Con me, gli dico sempre al momento dell’arrivo, svolgerete due escursioni, la più semplice e facile del primo giorno per provare gli scarponi e iniziare a conoscersi e la due giorni più faticosa, dura ma entusiasmante del camp. Con me arriverete a 2550 metri di quota, camminerete sui nevai, per le vie catenate, lungo sentieri stretti, sui ciglioni carichi di storia, panorami unici e indimenticabili. Con me e con gli altri accompagnatori troverete zone impervie, non facili, dove dovrete prestare molta attenzione, fare ciò che vi si chiede ed essere molto responsabili usando il cervello. In montagna ci si diverte, si trova il paradiso a ogni vetta, ma ci si può anche fare male. Conto su di voi per svolgere un camp meraviglioso come sempre.
Dall’esperienza in Val Biandino i ragazzi scendono sempre molto diversi da come sono saliti all’inizio. In meno di 48 ore si concretizza il faticoso ma meraviglioso lavoro di preparazione svolto nei 10 giorni precedenti durante le escursioni quotidiane e la prima 2 giorni. Si attua una metamorfosi completa: da crisalidi diventano splendide farfalle. Un’avventura che porta i ragazzi a sentirsi un team unito. Ogni anno fanno progressi diversi, si legano in modi più o meno forti.
“Il #Larianotrekkingcamp è una grande famiglia e come ogni famiglia ha momenti importanti che è un piacere condividere e festeggiare insieme.” Queste sono state le mie parole, pronunciate a pranzo del secondo giorno della gita in Val Biandino, scendendo verso Introbio, mentre con le mani coprivo gli occhi a Synne. Finito il brevissimo discorso ho tolto le mani e la “piccola” norvegese si è inaspettatamente trovata davanti una torta con 18 candeline e tutto il gruppo che le cantava “Happy Birthday”. 11 ragazzi e 3 accompagnatori per un compleanno globale, unico nel suo genere.
Sicuramente non ha avuto il tipo di festa che i ragazzi normalmente sognano per il compimento della maggiore età, ma quanti possono dire di aver festeggiato all’estero, in una nuova famiglia allargata proveniente da ogni angolo del mondo? Dal Estonia all’Australia, dalla Russia al Portogallo, dalla Croazia all’Irlanda, dal Brasile all’Ungheria sono solo alcuni degli angoli che oggi festeggiano con lei questo traguardo.
Una torta e delle candeline sono un piccolissimo gesto che però l’ha commossa e ha definitivamente forgiato un legame diverso dal solito, forse il migliore di quelli che ho avuto occasione di vedere.
Per me, Synne, (Norvegia) quasi in lacrime di commozione abbracciata e festeggiata da due sorelle (Daniela: Portogallo e Alexandra: Rep. Ceca) è una perfetta immagine dei programmi Giovanili del Rotary.
Basta poco per fare grandi cose.
Più delle lacrime che sicuramente verseranno al momento di partire o dei messaggi che riceveremo di ringraziamento, questi sono momenti unici, irripetibili e soprattutto sinceri.
Momenti da vivere.
Momenti che ti fanno capire come un gruppo estremamente eterogeneo di giovani sia in grado di superare qualsiasi barriera culturale, politica, sociale, economica e geografica. Momenti che in una semplice immagine, catturata con un telefonino, spiegano concretamente la principale missione del Rotary International: “La pace tra i popoli”.
Un messaggio di speranza e di pace che solo i giovani sono in grado di trasmettere in tutta la loro sincerità, spensieratezza e ottimistica prospettiva per il futuro.
Il #larianotrekkingcamp però non è fatto solo di questi momenti speciali, che ho la fortuna di vivere in prima persona.
E’ fatto di molte altre escursioni, alcune facili, come la Greenway del lago di Como, o relativamente brevi ma intense come l’ascesa al monte Bisbino o lunghissime, quasi interminabili, come il Bollettone e L’Alpetto di Torno. Sono anche momenti di cultura e svago come la visita al Museo Alfa Romeo (molto apprezzato dalle ragazze), alle città di Como e Milano e la particolare esperienza di essere passeggeri in auto sportive per qualche giro sul circuito di Monza.
Il camp è fatto di domande a volte semplici “Come mai avete così tante chiese in Italia” e di richieste spensieratamente genuine “È venerdì sera, ci portate a fare un giro in centro città?” con le ragazze già truccate e in abito elegante, ma con nulla di programmato per la serata.
Sono momenti di vita quotidiana “Ho un panino al formaggio, chi lo cambia con uno al prosciutto?”, di preoccupazioni “Hai freddo, vuoi una maglia pesante?”, “Ti fa male il piede, ti porto lo zaino?” e di mai espressi a parole, ma con i fatti: “Ti aspetto mentre scendiamo, se serve ti aiuto”.
Scambiarsi la crema solare, controllare che l’amica abbia abbastanza acqua e nel caso risparmiarla per condividerla.
È momenti di gioco, di ballate tradizionali danzate da tutti, di conoscenza delle tradizioni e delle abitudini dei compagni di viaggio.
È contare nella stanza delle ragazze, oltre agli scarponi da montagna e alleciabatteche indossano, 34 scarpe per solo 8 piedi!!!
È cercare di far dire stracciatella al francese, stassascellà è la cosa migliore che ha prodotto.
È fare giochi di prestigio con le carte, è giocare a palla in piscina, è vederli soddisfatti per una buona pizza, è scoprire che amano il gelato al mango o che devono stare attente agli zuccheri perché in famiglia hanno problemi di diabete. In breve, il camp è preoccuparsi per i compagni e questo è anche essere una famiglia, questo è superare le divergenze culturali e geografiche.
È fargli comprendere che il mondo è bellissimo anche prima di mezzogiorno, come ci ha scritto recentemente una madre ringraziandoci per essere riusciti dove lei ha sempre fallito. Una svolta educativa che ha sorpreso anche noi e che non avevamo mai considerato. Sembra che per la prima volta la ragazza abbia chiesto di trovare (e trovato) un lavoretto estivo prima di riprendere l’anno scolastico. In passato sapevamo di aver cambiato la vita e le passioni di alcuni ragazzi, ma che i genitori ci ringraziassero per l’aspetto educativo/formativo è stata anche per noi un’esperienza nuova.
Un mix di esperienze, di attività, di momenti più o meno intensi che portano i ragazzi a conoscersi, a capirsi a interagire tra loro. Certo non tutti i partecipanti danno le soddisfazioni sperate ma quando si è estremamente contenti di 10 ragazzi e “solo” contenti degli altri due… significa che si è lavorato bene non solo oggi, ma negli anni. Oggi siamo in grado di fornire un prodotto valido e apprezzato dai ragazzi, significa che chi seleziona i ragazzi da mandare ai nostri camp lo fa sempre con più criterio e intelligenza, dedicando tempo a cercare i soggetti migliori, significa che facciamo parte di un programma unico nel suo genere, che funziona bene e che va promosso e tutelato.
Andrea Brianza