Sempre più spesso, oggi, si affronta il tema della diversità come mezzo di crescita e inclusione in una società, quale la nostra, dinamica e multietnica.
In verità, se si guarda al passato, che, peraltro, qualche volta emerge ancora nell’attualità, il vocabolo “diversità”, nel pensiero comune, rimanda a un valore di significato negativo, fondamentalmente perché quello che non si conosce incute timore e spesso il diverso viene rifiutato perché non conosciuto.
D’altra parte nel lungo scorrere della storia, con le infinite occasioni di contatti tra culture diverse, commerci, migrazioni ma anche guerre, invasioni, lo straniero era il diverso per eccellenza, colui il quale si presentava come capace di alterare gli equilibri esistenti, portando con sé, a parte la eventuale violenza con la quale si manifestava, anche la necessità di un confronto, una “sfida” che alterava certezze consolidate, provocando evoluzioni e/o rivoluzioni nel mondo statico e tranquillizzante esistente.
Né meno significativo è il rapporto personale con chi è diverso dal pensiero comune, dal credo politico, religioso, culturale, di genere… l’uomo, in generale, per sua natura, ha sempre mirato alla stabilità, alla ripetizione di antiche consuetudini piuttosto che confrontarsi con vie di azione e idee nuove.
Orbene è proprio l’esame storico del percorso culturale e sociale dell’umanità che ha reso evidente come sia la diversità e non l’omologazione il motore del progresso umano, né il concetto di uguaglianza tra gli uomini può essere minimamente scalfito dalla diversità di ciascuno da tutti gli altri.
L’art. 3 della nostra Carta Costituzionale così recita: “Tutti i Cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, insomma tutti – uomini e donne – nascono uguali con pari dignità e pari opportunità.
E, ancora, nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo si afferma solennemente che “Tutti gli uomini nascono liberi e uguali in dignità e diritti”. Ma l’uguaglianza nei diritti e nella dignità dell’essere umano non esclude, anzi sottolinea l’implicita diversità di ciascuno dal suo simile visto che, per dirla con Papa Francesco, “le diversità ci fanno paura perché andare incontro a una persona che ha una diversità grande è una sfida, e ogni sfida ci fa paura. È più comodo non muoversi, ignorare le diversità, dire che tutti siamo uguali. Ma tutti siamo diversi, non c’è uno che sia uguale all’altro”.
Uguaglianza nei diritti e diversità nella cultura sono, quindi, due cardini essenziali affermati nel pensiero e nella pratica moderna, l’una a complemento dell’altra, sanciti dalla Dichiarazione Universale dell’UNESCO sulla Diversità Culturale (Parigi – 2001) in cui all’art 1 si legge: “Fonte di scambi, d’innovazione e di creatività, la diversità culturale è per il genere umano necessaria quanto la biodiversità per qualsiasi forma di vita”.
Da ciò deriva che ogni forma di diversità “costituisce un imperativo etico, inscindibile dal rispetto della dignità della persona umana” ritornando in tal modo a quella affermata uguaglianza tra tutti gli esseri umani a cui si è fatto prima riferimento, caratteristica di valore universale perchè il confronto tra diversi porta sempre all’approfondimento delle conoscenze, contribuendo all’arricchimento di tutti.
Tali considerazioni sono alla base delle motivazioni per le quali essa è presente tra i valori fondamentali del Rotary, insieme all’Amicizia, all’Integrità, al Servizio, alla Leadership, la cui compresenza e intersezione determinano le fondamenta culturalmente operative del Rotary.
Non è un caso che sin dal suo nascere, nella sua embrionale costituzione, Il Rotary ha impostato la sua attività su tali valori, anzi, in una società ancora legata a vecchi stereotipi del passato, ha rappresentato un salto di qualità in avanti, in un certo senso rivoluzionario, di grande spessore umano, sociale e culturale, conseguendo quella celere diffusione nel mondo che ancora oggi stupisce.
Diversità significa altresì anche pluralismo, quel pluralismo che il Rotary, nelle sua internazionalità, è necessariamente portato a praticare, con la capacità di far convivere, confrontandoli, idee e atteggiamenti culturali tra loro non coincidenti, ma dalla cui sintesi può derivare il superamento di vecchi stilemi culturali e consolidate statiche tradizioni, rendendo possibile, anzi, nuovi scenari volti verso un futuro che si presenta sempre più in forte accelerata evoluzione.
Uniti, quindi, nella diversità: finalità, questa, particolarmente importante e significativa specie all’interno dei singoli Club Rotary ove l’esercizio quotidiano comporta il maggior impegno personale e di coesione collettiva, definendo, in tal modo, la capacità operativa del Club stesso.
Se, infatti, è persino ovvio condividere i concetti generali espressi, è nel club che ciascun socio è messo alla prova quotidiana, con la necessità di un confronto teso alla sintesi delle diversità senza l’assunzione di posizioni preconcette né ponendo problemi di suscettibilità personali e/o di vecchie decisioni assunte in altri contesti temporali e sociali. Ancora una volta essi costituiscono gli strumenti per il rispetto degli aspetti fondamentali dell’essere rotariano, a garanzia di un club che opera in maniera efficiente e dinamica.
Il Rotary, infatti, non chiede ai suoi soci solo la capacità e volontà di essere aderente all’attualità ma principalmente di partecipare al processo evolutivo ed innovativo che è stato ed è una delle caratteristiche fondamentali dell’Associazione, capace di sviluppare una visione proiettata nel futuro adeguata alle prospettive che il futuro stesso va proponendo. E questo non può avvenire se non con un dialogo con l’altrui pensiero, che non significa sua accettazione passiva, ma confronto, sfida senza pregiudizi, affrontando la diversità quale elemento costitutivo fondamentale della nostra cultura, foriero di un arricchimento continuo in un’ottica di progresso sociale e culturale, in piena sintonia con quanto ripetutamente affermato da Paul Harris: il mondo cambia e il Rotary deve cambiare con esso.
Giambattista (Titta) De Tommasi
PDG 2008-2009 Distretto 2120